I consigli di un Segretario

di in: Inattualità

XVb

Nei costumi del sesso il Signore si deve condurre in modo tale da non far periclitare lo Stato. Mai infatti deve presumere che gli atti suoi restino contenuti nella camera da letto, perché, per lo contrario, sono portati ai quattro angoli del globo dalla voce dei vicini prima e poi da quella del volgo. Il Signore verrà dunque notato per le sue qualità, sia esso proclive e anzi rapace in tali costumi, oppure modesto o addirittura casto. Non uno dei soprascritti caratteri sono in sé buoni, sibbene dovranno essere valutati sulla base del mantenere il proprio potere.

Se dunque l’esercizio duro del bastone, sia del comando sia di altro genere, può forse risultar preferibile agli occhi del popolo che ama veder rubesto il proprio Signore e mettersi in ispirito al suo posto, non si deve credere però che il carattere tiepido non possa essere bene accetto. Esso va vantato quale essemplo di fedeltà da estendere ad ogni altro patto, cosicché tale Signore sarà ritenuto virtuoso ed affidabile. Dato che poco o nulla gli costa la modestia ne farà con gran vantaggio centro della sua politica, proponendo instancabilmente l’estensione della solidità familiare a quella dello Stato.

Così lo primo imperatore romano, Ottaviano Augusto, impose il ripristino dei sani costumi tradizionali di Roma antiqua e per questo fu da tutti molto onorato. La schifiltosità nel sesso non dovrebbe tuttavia arrivare fino alla castità, che può facilmente confondersi con effeminatezza et debolezza o, ancora peggio, con virtù eccessiva, impossibile da imitare nel popolo, il quale dunque sarà eccitato a dispregiarla e farla a pezzi come la volpe, nella favola di Fedro, con l’uva. E dal mancato appoggio del popolo necessita che lo Stato velocemente ruina.

Quando il Signore è assai lascivo non lo deve nascondere perché questo lascia sospesa e ammirata la maggior parte degli uomini e più forse delle femmine. Infatti i primi possono continuare nella pratica de’ vizi, intrinseca al popolo, o nel sogno della pratica, mentre le seconde sono affascinate da quel bastone che mai non si piega, ma pur instancabilmente battendo loro e la fortuna entrambe piega. Nerone, imperatore viziosissimo, ebbe per un certo tempo gran riputazione presso il popolo, che pane, spettacoli e fica non fece ad esso mai mancare. La fine a cui andò incontro debbe tuttavia far riflettere il Signore. Se infatti il livello generale del vizio, come quello delle acque d’un fiume, sale senza requie, porta a infracidire ogni fondamenta e infine a spazzar via ogni cittade. Dunque il potente avveduto ponga un freno alle esuberanze giovanili e alle senili perversioni, evitando di divenir proverbiale quanto un Sardanapalo per la lussuria.

Davide, re ebreo ottimo nell’uso delle armi e ponderato sovrano, mise in pericolo il regno suo cedendo alla passione per Betsabea mentre trovavasi già maritato; Sansone dalla smisurata forza fu ridotto a soggezione implume da Dalila callidamente offertagli dai Filistei suoi nemici. Deriva forse dal primo essemplo che il Signore deve temperarsi negli appetiti quando già ammogliato, spesso con partiti ispiacevoli ma di importante lignaggio? Certo che no, mi sento già universalmente rispondere; a che pro infatti esso avrebbe conquistato il potere se non potesse isfrenare liberamente la sua natura bestiale di capro e di lione? E ciononostante sia attento a non far mancar nulla alla sposa, rispettando i doveri del letto e della cortesia, cosicché ella per la prima, ma nemmeno i cortigiani ed il popolo, possano far alcun sussurro. Distribuisca adunque le sue energie il Signore su molteplici obietti, astenendosi dal creare delle favorite che guadagnino smisurato credito personale e che creino soverchie invidie.

Bene le donne di conio, più rapide a procacciarsi senza troppo distrarre dagli affari della politica, ma che non diventino troppo esose, impellicciate et ingioiellate, tanto da far vacillare le finanze dello Stato o ingenerar nel popolo dispetto. Benissimo infine se, come il condottiere Bartolomeo, si hanno tre coglioni, ma li si tenga sempre distanti dal cuore e soprattutto dal portafoglio.

Quanto al secondo essemplo, quello dello sciocco Sansone, ne deriva che il sesso è un’arma nell’acquisire o nel perdere lo Stato. Buon uso, di detta arma, o cattivo, ne fecero le reìne: Cleopatra manovrò il suo sesso per afferrare Cesare dittatore e poi, non più tanto giovane e fiorente, ancor Antonio triumviro; Didone prima accalappiò il fuggente Enea, quindi, involtolatasi nella sua stessa rete, ne perì. Certo il Signore modesto difficilmente sarà scalzato con queste armi, ma nemmeno le saprà adoprare, laddove quello passionato può esserne tanto maestro quanto vittima, se non le addomina con equilibrio rationale.
Dovessero i gusti del Signore inclinare verso il suo medesimo sesso è opportuno che, velando la sua repugnanza, li vada bilanciando con qualche donna dello schermo.
Poiché va sempre ricordato che non bisogna contravvenire ai gusti generali del popolo, e se non è necessario condividerli, è bene necessario parere di condividerli.

Non rivolga perciò il Signore le proprie attenzioni ai fanciulli, lasciando ciò agli ecclesiastici. Odioso sarebbe poi esser usurpatore, oltre che della roba, delle femmine dei propri sudditi.

Così si costumi il Signore, senza voler farsi degli italiani il redentore, cosa che pare invero e per prova impossibile, e potrà lo Stato ed i suoi doni a lungo godere.