Speciale Elezioni/ 3

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell'infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s'incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

di in: Politica poetica

3.

 

Lo cunto delli cunti dei politici

con nuove fiabe ci intrattiene i piccoli.

Così gli slogans surreali impazzano

e già i proclami elettorali fervono:

giustizia libertà mercato facile

lavoro pane e la brioche ai poveri

e pace d’alluminio nei sarcofaghi

e gran turismo fra il Malì e l’Afghanistan.

“Si prenda parte e il voto sia poi utile,

se no chi ci legittima con delega

a depredare tutto il depredabile?”

Tenetevi le vostre fatue lacrime

e i vaniloqui senza sugo, futili,

del vostro miserevole rammarico

per la distanza fra palazzo e popolo,

che tanto poi non ve ne frega un piffero,

purché prosegua la commedia ignobile

tra i palchi e le tribune mediocratiche

(show must go on), per vitalizii e incarichi.

“Voi giovani, arrabbiatevi, arrabbiatevi!”

canterellava in quella un vecchio ipocrita.

“Se vogliono fermarvi, ribellatevi!

Vi chiudono le porte? Scardinatele,

Vi bloccano le strade? E voi sbloccatele!”

(Saremo mica qui a deviare il traffico?)

“Ma niente schizzinosi”. Vecchio ipocrita,

mio padre ti conobbe ai tempi eroici

non troppo dopo l’Ungheria e i sovietici

(tardivi il tuo tormento e l’autocritica!):

già eri rosso fuori e nero d’anima.

Più tardi t’ho incontrato anch’io: sèi abile:

per due generazioni sai deluderci.

Ma gli studenti che si manganellano

da sgherri amici del governo cetnico

con tuo sereno avallo e beneplacito,

che, quelli non saranno stati giovani?

E gli altri del call-center, schiavi a cottimo

(non certo choosy), non saranno giovani?

Presiedi pure la tua farsa pubblica,

più falsa del biglietto da tre dollari

e degna del più gretto avanspettacolo,

fra giochi di Burlesque e alchimie tecniche,

(che se la mafia e te poi vi intercettano,

i nastri registrati si distruggono,

così il monarca resta immune e limpido),

salutami banchiere e ministrucola

coi figli ricchi e belli a nostro carico,

ma smetti la tua frigida retorica

di finti ardori, guitto senza repliche:

o non lagnarti poi se in palcoscenico

è un comico a segnarvi il senso civico.

Perché è già tanto che fra il vuoto statico

degli oligarchi in camarilla putrida

non abbia voce il voto dei proiettili.

 

[III – continua]