Articoli di Stefania Conte

Déjà vu

di in: Bazar

Accade che la sala buia di un cinema, il senso di raccoglimento e di sospensione che ne deriva aiutino a traversare il fuori/dopo con un passo più preciso, a volte rendendo il piede quasi alato, solo in principio malfermo nella sua partenza timida e perplessa. E sono proprio i passi, i passi coi quali misuro [continua]

Caro Enrico, ho letto la tua lettera per il decennale di Zibaldoni. Fai bene a mettere l’accento sull’imprevedibilità e sullo svestire i panni professionali, ma bisognerebbe parlare anche degli inediti cortocircuiti, combinazioni che venivano (vengono) fuori in fondo in ogni numero della rivista, che è sempre un condensato caleidoscopico di cose lontane in apparenza, di [continua]

Quando ho letto la chiamata al raduno Spazzavento, il nome scelto, e l’invito – che lasciava ben più spazio ad atteggiamenti dubitanti che a istanze definite – mi hanno catturata, facendomi immaginare. Immaginare cosa? Beh, per prima cosa, sebbene il testo l’avessi letto in un asettico file, l’annuncio con quel titolo mi pareva più da [continua]

Milos Crnjanski pubblica la sua prima raccolta poetica, “Itaca”, nel 1919, appena tornato dagli sconvolgimenti della guerra. E quando nel 1959 ne cura una seconda edizione, in cui ad ogni poesia segue un commento autobiografico, aggiunge alcuni testi, tra cui “Sumatra”, scritta nel 1920. Sono, questi versi, e il loro commento, il manifesto della poesia [continua]

È probabile che la probabilità renda sicuri?” Pascal, Pensieri (599-908) Il mio primo ricordo di un film di Eric Rohmer è l’immagine di una spiaggia in estate. Una spiaggia vissuta con lentezza, quasi astratta, con lo sciabordio del mare a fare da contraltare al rumore sottile dei pensieri del protagonista. Tutta una pellicola basata sul nulla di [continua]

16 novembre Spetame se sto rivando traverso ‘na pianura scura, savendo che saria tornada co l’attesa de ‘na premura. Le vie ga perso el nome, ga ‘n altro sesto, ma ghe l’impresto e quanta xe ‘a fadiga a scordarseo col soriso e portarse in paradiso tegnendo fermo el viso. Qua parla ‘na vose foresta ma [continua]

 Il funzionale è il peggiore di tutti i valori” George Perec Accade a volte che accogliere e seguire una prospettiva rasoterra conduca molto più il là di quanto ci si aspetti. Fotografare uno specchio d’acqua, regalo di una pioggia improvvisa, può svelare una grazia impensata che neanche cento pose studiate riescono a catturare. Solo l’ascolto con [continua]

Nel 1949 Michelangelo Antonioni realizza il suo terzo documentario, “L’amorosa menzogna”, dando vita ad un soggetto che tre anni dopo ispirerà lo “Sceicco bianco”, splendido debutto di Federico Fellini. Le prime immagini del cortometraggio mostrano magazzini pieni zeppi di riviste, pronte ad essere distribuite nelle edicole di città; la voce narrante esordisce elencando i nomi di [continua]

Stregati da un jingle siamo, finiti, tutti seduti dopati capiti L’azzurro reclama, l’azzurro sublima, questa puntata che sa di rapina Se fuori non parte nessuna avventura, restiamo rapiti da suoni più miti Nel buio d’intorno, nella cucina, un’eco di sogno adesso sviolina Ripete le mosse un solo copione, che forse qualcuno dirà  confezione: Il blu della [continua]

Via Municipio è una via centrale poco dietro Piazza dei Signori, cuore e vetrina della trevigianità che trascorre. I negozi che la animavano, o meglio le botteghe che abitavano i portici di questo breve tratto, erano tutti legati a necessità quotidiane di vita spicciola, disposti lungo la morbida discesa della via, affiancati alle tipiche osterie [continua]

mi co sta cura go finìo salto el turno e torno indrio coi spasemoni che me frega co la paura che te sbrega co sto casin in te la soca che miscia e carte a verzar boca che se finisse a essar soca se se se svoda fa na broca co casca e giosse le [continua]

Perceval le Gallois: ripartire da Chrétien L’elemento essenziale della vita del Celta è l’avventura, come ricerca dell’ignoto, come corsa senza fine dietro l’oggetto sempre in fuga del desiderio. Questo sognava San Brandano al di là dei mari, questo domandava il cavaliere Owenn alle sue peregrinazioni sotterranee. Questa razza vuole l’infinito: ne è assetata, lo insegue [continua]

Gli eroi delle storie hanno sempre gli occhi bendati. Altrimenti non farebbero più niente. La storia finirebbe. Non è grave perché tutti abbiamo bende sugli occhi” Aurora in Le genou de Claire Nel 1978 Eric Rohmer presenta al Festival diParigi il film Perceval le Gallois sconcertando pubblico e critica. Condensando il giudizio di molti, Jean de Baroncelli scrive [continua]