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Con Robert Walser

Ricorreva il 125° anniversario della nascita di Robert Walser, quando nel settembre 2003 vedeva la luce il quarto numero di Zibaldoni e altre meraviglie, uno dei più ricchi e luminosi forse proprio perché ispirato allo scrittore svizzero. Lo riproponiamo oggi integralmente nella collana ZiBook Ricordanze.

Nella sezione Preludi campeggiano due prose inedite di Walser, tradotte da Mattia Mantovani (Lo scrittore e La lettura del giornale), e una conversazione dello stesso Mantovani con Bernhard Echte, responsabile del centro studi walseriano di Zurigo.

Nella sezione Zibaldoni la seconda parte dello “zibaldone della percezione” di Livio Borriello (Tranne i contorni), un pezzo di Gianluca Virgilio per il trentennale della morte di Carlo Emilio Gadda (Era una sera di fine maggio…), e alcune annotazioni zibaldoniane di Enrico De Vivo, scritte in occasione della lettura del Libro dell’inquietudine di Pessoa.

Le Altre meraviglie si aprono con l’antropologia fantastica di Gianni Celati, che nella prima parte di Fata morgana introduce usi, costumi e filosofia del misterioso popolo dei Gamuna. Seguono un racconto onirico di Beppe Sebaste, Guidando verso Bologna sulla via di Damasco, le prose lucidissime e ipnotiche di Antonio Prete, Sul tremito delle ombre, e la prima parte del Poema narrante di Carlo Bordini; quindi i fatti che passano Di bocca in bocca di Enrico De Vivo. Due narratrici dal tono alacre e spigliato, Marosia Castaldi e Ave Ghirelli, raccontano le loro storie d’amore e di viaggio, rispettivamente in La parola ‘niente’ e Amare amaro. Inoltre, si possono leggere un racconto di fantasmi di Thierry Caspar, La città dei dannati, tradotto da Stefania Fumagalli, e una parafrasi di Mario Valentini da un notissimo canto popolare siciliano, La passione.

In chiusura, da segnalare una la sezione dal titolo Fughe, nella quale sono raccolti i primi interventi di lettori e scrittori intorno ai temi annunciati nella speculare sezione dei Preludi dei numeri precedenti. Si tratta di temi particolari, che il linguaggio dell’attualità deforma e perciò sottrae quasi del tutto alle possibilità di racconto disinteressato, di riflessione filosofica, di immaginazione pura. Si inizia con i testi di Franco Arminio, Livio Borriello, Gherardo Bortolotti, Ivan Levrini, Paolo Morelli, Antonio Prete, sulla guerra “per il nuovo ordine del mondo”, della quale si è parlato nei Preludi del numero scorso.

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