Archivio

“Zibaldoni e altre meraviglie” è una rivista letteraria fondata nel dicembre 2002 da Enrico De Vivo e Gianluca Virgilio.

Massimo Rizzante, poeta, saggista, traduttore, docente di Letterature comparate e Letteratura italiana contemporanea all’Università di Trento, dal 1992 al 1997 ha fatto parte del “Seminario sul Romanzo Europeo” diretto a Parigi da Milan Kundera (di cui è traduttore per Adelphi), da cui è nato il “Seminario Internazionale sul Romanzo” che lui stesso dirige a Trento.

In città, un paio di mesi fa, in giornate improvvisamente già calde, una troupe televisiva riprendeva alcuni esterni per un serial poliziesco tratto da una serie di gialli di successo e ambientato, pensa te, proprio qui: spostavano insegne, spargevano neve artificiale sulle aiole, facevano indossare cappotti un po’ a tutti, cose così – e tutto [continua]

Chi ha in mente i grandiosi barboni di Parigi, che bloccano il traffico urlando della fine del mondo, viaggiano come signori in carrozze del métro che la loro puzza prodigiosa ha svuotato, si trascinano dietro quintali di pattume che hanno raccolto con sussiego negli angoli delle vie più alla moda, giudicherà modesto il personaggio di [continua]

L’avventura comincia il 23 novembre 1932. L’io narrante è in viaggio, in un trenino diretto verso una stazione sperduta ai confini orientali del Regno, dove approda soltanto a notte fonda. Dopo uno stranissimo assopimento, il giovane “aiutante volontario di cancelleria” ricorda di essere giunto lì, ad Aidussina, oggi Slovenia occidentale e allora limite estremo dell’Italia, [continua]

Sull’autobus l’altro giorno, attanagliato nel traffico romano, nell’afa (duplice esperienza che in contemporanea nessun mistico degno di questo nome credo abbia mai fatto), ho ascoltato un signore sudato oltre i limiti della decenza dichiarare ad un sodale proprio questa frase, se venissero prima i vigili o il traffico. Ho capito subito che doveva trattarsi di [continua]

L’amico scrittore venuto qui a riposare dalle beghe cittadine, dalle polemiche, dai livori della metropoli si aggira i primi giorni con il sorriso beato, le narici dilatate a inspirare l’aria che lui reputa fresca e incontaminata, le orecchie tese a cogliere il silenzio. Lo conduco apposta in quartierini tranquilli, per compiacerlo, lontano dal traffico che [continua]

Sono un accanito ascoltatore di radiocronache calcistiche. Niente a che vedere con la visione e le telecronache. Ascoltare il calcio alla radio è secondo me come la cecità per il veggente, al di là del contenuto prettamente tecnico è passibile di visioni profonde. Del resto i saggi dicono che con la vista si può diventare [continua]

A Montaigne si può arrivare in molti modi e quello più semplice – la lettura diretta dei Saggi – è sempre il migliore. Ciononostante è anche l’approccio che esige una dedizione continua; e che presuppone anche la capacità di navigare in mari particolarmente quieti, come sono gli oceani più grandi, profondi e mai totalmente esplorati. Pare semplice Montaigne, ma [continua]

La mattina di circa una settimana fa, percorrendo la statale 652 di Fondo Val di Sangro, in Abruzzo, sull’arcata della galleria dopo il paese di Villa S. Maria ho visto la scritta in vernice rossa: “Facebook, il recinto dei vigliacchi”, scritta in grande. Era ora molto antelucana, stavo andando da solo in montagna nel primo [continua]

Per molti, dalle mie parti, i segni misteriosi che sembrano rimandare a chissà quali arcani sono quasi una fissazione: i fossili sui gradini delle scale, per esempio, quegli spessi punti interrogativi su ciò che è accaduto in ere remote, o certi sbreghi sui muri che sembrano sagome umane disegnate da un bambino o da un [continua]

Tocca stavolta ai pensionati che finalmente liberi e in piedi, dopo essere stati seduti in ufficio per decenni, prendono in affitto un ritaglio di terra in montagna e ci piantano le patate. Hanno aspettato per tutto l’inverno, il naso appiccicato alla finestra, e finalmente, quando arriva la primavera, senza nemmeno salutare salgono sull’utilitaria con tutto [continua]

Qualche tempo fa ho letto sulla rivista Internazionale (18/24 ottobre 2013) un articolo di Jonathan Franzen, dedicato a Karl Kraus. Era un estratto, in verità, di un lavoro più ampio, The Kraus Project, di cui si possono facilmente consultare belle recensioni su molti autorevoli quotidiani (v., tra l’altro, sul New York Times o sul Guardian). L’Autore è Kraus stesso, riproposto in [continua]

Chiudiamo la pubblicazione degli Atti del convegno dedicato a Robert Walser con un suo pezzo inedito in Italia. Stampato per la prima volta in Für die Frau, inserto della Frankfurter Zeitung (30 giugno 1929), Warum reise ich gerne – Antwort auf eine Umfrage, fa parte di un’inchiesta alla quale risposero anche Franz Hessel, Joseph Roth, Emmy Hennings, Hans Siemsen e altri. Ora è pubblicato in: Robert Walser, Feuer, unbekannte Prosa und Gedichte, a cura di Bernhard Echte (Frankfurt a. M. 2003). La traduzione è di Marianne Schneider (e di un suo amico).

Robert Walser. La grazia e l’abisso/ 4 – Nel corso di un convegno svoltosi a Genova il 24 aprile 2015, quattro critici e scrittori contemporanei si sono interrogati sull’enigma degli ultimi anni di vita di un classico sommerso della letteratura del primo novecento, Robert Walser (Bien, 1878-Herisau, 1956), dal 1933 fino alla morte, mentre era ospite volontario del manicomio di Herisau. Autore di alcuni capolavori della letteratura tedesca, da La passeggiata a Jakob von Gunthen, da I Fratelli Tanner a Il Brigante, Walser (al quale Zibaldoni ha dedicato uno ZiBook scaricabile gratis qui sul nostro sito) ci appare oggi come uno scrittore estremo e appartato, che ha tentato di sottrarsi alle leggi dell’io e del mondo, scegliendo il mite silenzio della follia invece del vano rumore della ragione. Con l’intervento di Marco Ercolani concludiamo la pubblicazione degli Atti del convegno genovese. Il prossimo 25 dicembre, nell’anniversario della morte dello scrittore svizzero, pubblicheremo una traduzione inedita in italiano di un suo pezzo.

le ho viste arrivare, nere, sul fondo chiaro del cielo… le nuvole, lente e inesorabili, frontali e giganti come navi da guerra, lo hanno solcato senza fare rumore… e senza fermarsi, fino a scontrarsi, le oscure masse hanno fuso i metalli spargendone il velo… in un attimo – ero lì, sul filo teleferico – tuoni, [continua]