Da una provincia di confine

a cura di Claudio Morandini

La solitudine di un dimesso presente, per quanto affollata, spinge molti abitanti delle province più lontane a prendere la penna e a guardare compunti al passato, in cerca di un soggetto che abbia in sé grandezza epica, afflato lirico. Eruditi freschi di studi universitari tratteggiano, in volumi densi di note e dalla bibliografia imponente, la [continua]

Quassù, dalle mie parti, vivono personaggi che vale la pena braccare. C’è ad esempio un tizio, un vecchietto tutto rughe, pallido come un agonizzante, che si fa spesso vedere ai vernissages e alle premières – ovunque ci sia da scroccare cibo e vino gratis. Non gli importa nulla di quadri, libri, conferenzieri: se ne sta [continua]

Me la immagino, la prima espressione sul volto dei musicisti che giungono quassù in provincia a suonare d’estate. Sono giovani, giovanissimi a volte, la faccia liscia degli adolescenti che fanno atletica, le mani grandi e robuste da adulti; oppure vecchi, a volte vecchissimi, leoni in disarmo, reliquie di epoche e di scuole interpretative passate, tutti [continua]

L’altra volta si parlava di provincia, in particolare di quella marginalità chiusa e soffocante che caratterizza i luoghi di confine e di montagna. Tra i più lividi narratori di questa condizione ho trovato alcuni autori di lingua romancia pubblicati (in traduzione) dall’editore Casagrande di Bellinzona: scrittori ispidi, che nulla concedono e quasi sembra vogliano negarsi [continua]

Scusate, non voglio buttarmi a parlare per forza anch’io di provincia. Molti l’hanno già fatto, e bene, molti ancora lo stanno facendo. I territori bituminosi delle province di pianura e di montagna alimentano felicemente la letteratura italiana, e tanti hanno già riflettuto assai meglio di me su questo rapporto fecondo tra invenzione letteraria e geografie [continua]