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Ecco un libro al cospetto del quale bisogna svestire i panni dell’uomo moderno e disporsi a farsi rapire dai fantasmi di un altro mondo. In esclusiva per “Zibaldoni e altra meraviglie”, Barbara Fiore ha tradotto per la prima volta in italiano uno dei più sorprendenti diari di viaggio della letteratura moderna, il “Viaggio a Timbuctù” del mitico René Caillié, in cui un pellegrino innamorato dei propri sogni insegue il destino attraverso deserti e popolazioni africane sconosciute, sempre sul punto di morire e sempre pronto a resuscitare.


René Caillié, il viaggiatore, autore del Journal d’un voyage à Timbuctù, nacque il 19 novembre 1799 nel villaggio di Mauzé-sur-le-Mignon, a poca distanza dall’Atlantico, nella regione di Poitou-Charentes, in Francia. Non conobbe mai il padre, morto mentre scontava una pena ai lavori forzati per il furto di uno scudo di sei franchi; la madre, rimasta [continua]

Un viaggio nel mito, quello di Caillié, un’ossessione. Al centro, il luogo mitico per eccellenza in Occidente: Timbuctù, la misteriosa. Così misteriosa che il suo stesso nome appare fluttuante, non si sa cioè esattamente come indicarla: col nome che oggi appare sulle carte del Mali, dove si trova, nel deserto del Sahara? E cioè Tombouctou, [continua]