Settembre

Doug Aitken, Oh no, 2012

Il verde del cancello di casa mia è un verde stanco. Che il color ruggine sta preparando una rimonta e infatti ci siamo quasi. Ci sono delle strisce di ferro verticali ed altre orizzontali che incontrandosi formano dei quadratini piccoli, dietro i quali c’è il vialetto e poi casa. Dall’altra parte invece il resto del mondo. La scorsa mattina su uno dei quadratini del cancello c’era una cosa che adesso non posso allegare in fotografia e condividere, quindi la descrivo brevemente, tanto è facile. Si trattava di una bolla di sapone poggiata immobile in un quadratino e tutto intorno la brina. Adesso che scrivo è inverno. Io gli ho fatto una foto e mi sono guardato intorno per vedere se c’era qualche altra stranezza ma a parte il rumorino che fa la mia macchina anche da spenta non ho sentito nulla. E non ho nemmeno riconosciuto subito che quella fosse una bolla di sapone. Me l’ha detto la mia ragazza la sera stessa all’ora di cena quando ci raccontavamo l’abbrutimento quotidiano, che io le ho fatto vedere la foto e mi ha detto che la mattina il figlio della vicina nell’attesa di prendere il pulmino giallo delle scuole (è giallo veramente) si diverte con le bolle di sapone. Ed è una bellissima cosa, ho pensato. Sia la bolla di sapone sia che la mia ragazza mi avesse svelato il segreto. Mi sbaglio? Non mi sbaglio. Nei giorni feriali capitano cose così, mentre nei festivi, la domenica mattina, ci sono i cani dei cacciatori che corrono col naso incollato a terra, alle recinzioni, all’asfalto e quando lo alzano, senza dire nemmeno un bau vanno dritti dalle galline del vicino e quella meno svelta finisce, come qualche domenica scorsa, sotto i denti del cane da caccia. Che ha avuto l’accortezza di ammazzarla dietro un pozzo e io così non mi sono reso conto di niente fino a quando non l’ho visto fare due passi con la gallina rigida tra i denti, sputarla fuori e correre via di nuovo. Il silenzio della morte violenta è molto affascinante, ho pensato mandando un sms al vicino per avvertirlo del delitto.

Il silenzio delle volte viene brevemente interrotto dal tizio col camioncino dei surgelati o quello del pesce il venerdì che secondo me i pesci quando vedono che arriva giovedì è meglio se cominciano a nascondersi tutti. Questi qua arrivano per la salita e intonano le cantilene e dopo un po’, dipende dalla stagione, il silenzio torna ad essere accompagnato dai trattori (o altrimenti dalla motosega, o altrimenti dal tagliaerba), dall’asino che raglia, dal fabbro che fabbra, ma anche da uno che ti chiama per farti cambiare piano tariffario.

Che magari andasse sempre così, e invece no perché ognuno ha talmente di quei cazzi che di queste cose te ne accorgi solo quando sta facendo buio e al momento che sarà di nuovo giorno tu dovrai essere col culo sopra la macchina per andare a lavoro immaginando in pausa pranzo dentro il magazzino tutto quel silenzio così preciso.