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Massimo Rizzante presenta per i lettori di Zibaldoni e altre meraviglie il libro di Alejo Carpentier L’età dell’impazienza (curatela dello stesso Rizzante, postfazione di Miguel Gallego Roca). Ringraziamo l’editore Mimesis, che ci concede qui la pubblicazione anche di un breve testo di Carpentier.

Per ricordare Gianni Celati, scomparso il 3 gennaio scorso a Brighton, pubblichiamo il testo d’avvio di uno dei libri più importanti a lui dedicati, Il geografo e il viaggiatore di Massimo Rizzante. Per la verità non ci sarebbe bisogno di ricordare qui Celati perché la sua presenza in Zibaldoni e altre meraviglie è dappertutto fin dalle origini, anzi da prima che la rivista nascesse. Tuttavia, questo testo di Rizzante parla dell’amicizia, ossia di quel sentimento umano (che Celati chiamava anche Eros, riferendosi a Platone) che ha consentito a tanti di noi di stare in sintonia con un altro passo e un’altra visione sulle questioni della letteratura. Un passo e una visione comuni, cioè come se, mentre parlavamo discutevamo scrivevamo, fossimo non tanto degli scrittori individuabili, ma una comunità, un’unica mano che agiva, un unico intelletto che si manifestava nelle forme più diverse. Se Zibaldoni è nata ed è andata avanti, è solo grazie a questa amicizia (o Eros), con cui Celati ha avuto il merito di metterci in sintonia, aiutandoci a diventare così “almeno un po’ UOMINI PACIFICI”. (Edv)

Massimo Rizzante presenta Le trasformazioni dell’uomo di Lewis Mumford, un libro che ci consiglia di leggere perché, pur essendo del 1956, ci sembrerà più nuovo dell’ultima versione di Apple. “Non abbiamo imparato nulla dall’esperienza storica finché non abbiamo imparato che l’uomo non vive facendo ricorso alla sola intelligenza”. Parola di Lewis Mumford.

Cene al veleno

di in: De libris

È uscito da qualche giorno Cene al veleno, l’ultimo romanzo di Omar Viel, accompagnato da una postfazione di Massimo Rizzante. Di seguito una sinossi, un piccolo estratto dal libro e il book trailer.

Libero e libertario. Discreto e raffinato. Semplice e spontaneamente anticonformista. Ironico e umano. Di un’integrità che solo il lavoro letterario, compiuto con disinteresse disarmante, è in grado di conservare per giorni, mesi, anni, per una vita intera, senza crollare nella sfiducia, nella rinuncia, nel risentimento o nell’apatia.

Non ho dubbi che queste pagine di diario legittimamente possano attestarsi per valore e interesse tra le pagine degli altri diari che, nel XX Secolo, si sono rivelate opere di riferimento (da Pessoa, uno dei maestri indiscussi di Torga e da lui frequentato personalmente, a Kafka, per esempio): non c’è infatti nulla di voyeuristico né di pruriginoso in quei lettori che cercano e leggono i diari degli scrittori quando quegli stessi diari sappiano essere, come nel caso presente, evidenze di una dirittura etica limpida, di un amore per la vita, per le persone, per l’arte fecondo e caldo.

Esce tra pochi giorni il nuovo libro di Massimo Rizzante, Una solitudine senza solitudine, nel quale l’autore ha raccolto la sua opera poetica degli ultimi trent’anni. Il custode della poesia di Massimo Rizzante è un uomo prosaico che desidera estinguere quel ridicolo monarca chiamato «Io». Per l’autore, in altre parole, la poesia è sempre «poesia di circostanza», fedele alla propria situazione storica e allo stesso tempo in dialogo con tutte quelle del passato. E, a causa di questa fedeltà, non deve temere di bruciarsi venendo a contatto con la varietà delle forme e dei contenuti. La sua sfida, infatti, non è quella di fondersi con il mondo, ma di comprenderlo.

Tuttavia, gli scrittori non sono stati meno conformisti. Da rispettosi lacchè dei politici, a loro volta proni ai diktat della tecno-scienza, non hanno nemmeno provato a dire che forse la peste non veniva solo per nuocere, ma a darci una chance storica, quella di rallentare il ritmo della produzione, di abbandonare finalmente l’economia dell’abbondanza, di tentare una forma di vita dove il coraggio e la libertà non fossero compromessi in nome della cosiddetta verità scientifica.

Miloš Crnjanski (1893-1977). Chi è questo grande scrittore serbo del XX secolo? Rispondo come ho risposto qualche anno fa in un contesto internazionale in cui nessuno lo conosceva: un’interrogazione costante «sul nostro destino comune». Per «nostro destino comune», intendevo quello europeo.

«Dovevo questo testo a Zibaldoni e altre meraviglie dal 22 dicembre 2002, giorno della sua fondazione. Ci sono voluti 15 anni esatti e un lungo apprendistato affinché venisse fuori. Ringrazio Walter Nardon per averlo indirettamente sollecitato e tutti coloro che hanno collaborato e contribuito alla crescita di Zibaldoni fin qui, fino alla fine della sua adolescenza, o forse più semplicemente fino alla fine». [Edv]

S’intitola Il geografo e il viaggiatore. Lettere, dialoghi, saggi e una nota azzurra sull’opera di Italo Calvino e di Gianni Celati (Effigie, 2017) l’ultimo libro di Massimo Rizzante, poeta, saggista, traduttore e docente di Letterature comparate all’Università di Trento. Lo stesso Rizzante l’ha definito un libro su un’amicizia, quella tra Calvino e Celati, ma anche sull’amicizia come forma, forse l’ultima, in grado di renderci meno scontenti e più in dialogo con il mondo, ovvero meno sentimentali e più sensibili.

Il 5 ottobre è uscito il nuovo libro di Massimo Rizzante, Il geografo e il viaggiatore (Effigie, 2017). In esclusiva per i lettori di Zibaldoni proponiamo la prosa conclusiva che riassume con maestria immaginifica il contenuto saggistico dell’opera, dedicata a Gianni Celati ed Enrico De Vivo, qui nelle vesti insospettate di personaggi del racconto. In coda, una lettera inedita di Gianni Celati.

Massimo Rizzante, poeta, saggista, traduttore, docente di Letterature comparate e Letteratura italiana contemporanea all’Università di Trento, dal 1992 al 1997 ha fatto parte del “Seminario sul Romanzo Europeo” diretto a Parigi da Milan Kundera (di cui è traduttore per Adelphi), da cui è nato il “Seminario Internazionale sul Romanzo” che lui stesso dirige a Trento.

È uscito da poco in libreria Un dialogo infinito. Note in margine a un massacro (Edizioni Effigie), l’ultimo saggio di Massimo Rizzante. È un libro importante per chi ama la letteratura (il 23 dicembre scorso «La Repubblica» ne ha dato un’ampia anticipazione in prima pagina e nelle pagine culturali). Il saggio è insieme un discorso sul romanzo, un approfondimento sui grandi poeti marginali (O. V. de Lubicz Milosz, Lamborghini, Crnjanski, Kachtitsis) e un’acuta riflessione sul presente e sul senso della pratica letteraria. Rizzante dialoga con i maggiori romanzieri della seconda metà del XX secolo: una conversazione fitta di richiami, sia nei saggi, sia negli incontri con Carlos Fuentes, Ōe Kenzaburō, Juan Goytisolo, Milan Kundera, Gudbergur Bergsson, José Saramago, tutti presenti nel libro. Per gentile concessione dell’autore, riprendiamo qui il capitolo dedicato alle ragioni del suo impegno letterario. (wn)