La confessione come metodo

Agli scrittori di confessioni, diari, memorie e autobiografie. - Un testo di Borislav Pekić inedito in italiano, nella traduzione di Alice Parmeggiani.

di in: Bazar

Borislav Pekić, 1964

Un uomo stermina la famiglia, sette in tutto. Poi ne scrive un libro. La famiglia la seppelliamo, il libro lo leggiamo. Se comunque, grazie all’analfabetismo o all’incompresione del suo tempo, il libro non lo scrive, un giornalista o uno scrittore si troverà senz’altro. In queste circostanze rimaniamo sinceramente sbigottiti da una certa ingratitudine delle vittime nei confronti di colui che le ha fatte sprofondare nelle tenebre. In fondo, l’ombra della sua fama non cade forse in parte anche su di loro?

Giuda vendette Cristo, poi si pentì. Io scrivo un libro nel quale spiego la sua tragedia. Il crocifisso, tuttavia, fu Cristo.

Un deviatore della ferrovia si dimentica di azionare uno scambio – trenta vittime. Ma questo è un numero impersonale. In quella catastrofe l’unica personalità è di colui che ha commesso la dimenticanza. E tutto il nostro lavoro consiste nell’arrivare a capire il perché.

Alcuni ritenevano che Stalin fosse in torto. Per questo furono puniti. Altri ritenevano che avesse ragione, e poi scrissero delle memorie in cui ammettevano francamente di non aver avuto ragione. Per questo furono premiati. Inoltre, ma che diavolo, quella confessione è concepita così bene da farvi semplicemente vergognare di aver avuto ragione prima di loro.

Sapete, per caso, qualcosa della vedova uccisa da Raskol’nikov? Io non ne so nulla. Di Raskol’nikov so tutto, della vecchia niente. Ci sono note tutte le peculiarità, le abitudini di un certo Landru, ma conosciamo forse qualcosa sulle sue mogli? Credo che non siamo sicuri neppure del loro numero. Su Nerone ne sappiamo di più che su nostro padre, dei cristiani che gettava ai leoni sappiamo solo che – erano in tanti.

Tradite il vostro miglior amico. Siete voi l’eroe di questa triste storia. L’amico è solo un pretesto. Se siete sagaci e seguite lo spirito dei tempi ci scriverete sopra una confessione. Poiché siete malvagi, diventerete anche famosi. (A che serve, alla fin fine, essere un farabutto in segreto?) Questo vi creerà nuovi amici con i quali sostituirete quello perso.

Potete ingannare, mentire, raggirare. Solo, quando troverete un po’ di tempo, spiegateci il vostro sistema, diteci se non avete forse avuto qualche problema di coscienza. È un bene averne. Non, si capisce, problemi tali da disturbarvi nelle vostre azioni indegne, ma il minimo necessario affinché queste non vi riescano proprio così facilmente. Questo doterà i vostri peccati di un’anima sulla quale, ve lo garantisco, piangeremo lacrime amare. E infatti, c’è qualcosa di più ingiusto delle circostanze che costringono un uomo a rendere infelici i suoi cari? Questi ultimi sono secondari. Loro non hanno un’anima. Loro sono qui solo per far emergere la vostra.

Potete anche commettere un po’ di omicidi, a condizione che, una volta messo ordine nelle vostre impressioni, ci descriviate per filo e per segno come lo avete fatto. Non sarà inutile che ci forniate anche qualche buona ragione. Ce ne sono a bizzeffe ovunque vi giriate, e grazie a quelle motivazioni la vostra azione diventerà vitale.

Potete essere in preda a un errore di giudizio tale da condurre il vostro popolo alla rovina, ma basta che vi pentiate in tempo: dichiarate così, a cuore aperto, che avete sbagliato, ecco, è successo, confessatevi se possibile sotto forma di memoriali in diversi volumi, con allegata documentazione, raccontateci con parole scelte il modo in cui tutto ciò è accaduto (se ormai non possono leggervi le vittime della vostra svista, quella sarà una buona lettura per i loro figli). Poiché, infine, quello sbaglio infelice, che nella maggior parte dei casi non fa altro che mettere in luce il vostro idealismo, è la vostra personale tragedia. Siete voi quello che sta peggio, siete voi quello da commiserare. (E infatti è per voi che ci dispiace di più.) Inoltre siete così onesto, così sincero, così coraggioso. La vostra franchezza rappresenta una forza morale senza precedenti. Quasi quasi ci dispiace che non abbiate sbagliato di più, in modo tale che la vostra nobile sete di verità si potesse manifestare con forza ancora maggiore.

Potete essere un necrofilo, uno scassinatore, un fracassatore di teste, un assassino di anime, un delatore, un imbroglione, un omicida a contratto, un pappone, un tiranno, un traditore, un sadico, uno spacciatore, un ricattatore, un maniaco sessuale, in breve tutto ciò che vi aggrada e che meglio corrisponde alla vostra visione del mondo… solo, vi scongiuro, non dimenticate di metterlo un giorno su carta. Vi suggerisco di dichiarare quanto questo mondo infame sia stato spietato e corrotto nei vostri confronti, per cui non avete avuto altra scelta se non essere ancor più spietato e corrotto di lui, a seconda del tipo di malvagità che ci confessate.

 

In realtà, non prendete tutto ciò assolutamente alla lettera: siate malvagi, se proprio dovete, solo, vi scongiuro, in nome di Dio, non costruite su questo né libri né dottrine.

E se proprio dovete confessarvi – eccovi le chiese!

 

[Traduzione di Alice Parmeggiani]