Nelle tasche vuote

Gisela Scerman presenta BREVI DAL NORD di Gianfranco Mammi

Di questi tempi, ho l’impressione che i libri più interessanti siano quelli più sgangherati, e il libro che avete tra le mani pare confermarlo. Brevi dal Nord rifiuta per principio e con cognizione di causa l’architettura leziosa e “ben concepita”, i “significati sociali”, le implicazioni con l’attualità – ossia tutto ciò di cui sono f arci ti di solito i libri odierni. Il suo autore, Gianfranco Mammi , preferisce praticare la scrittura in modo istintivo, diretto e gratuito – il che non vuol dire trascurato, anzi lui è famoso tra gli amici perché è capace di limare un testo anche per anni.

Ed è proprio questa la cifra nascosta di questo libro: l’amore sfegatato per la parola scritta, con cui Mammi è capace delle più impensate acrobazie, utilizzando una gran quantità di registri, di generi, di ritmi, spesso per raccontare fatti insignificanti e assurdi, per scrivere lettere improbabili o brevi raccolte di aforismi, un paio di trattati, un dialogo alla maniera delle “Operette morali”, frammenti di un libro di viaggio in una nazione fantastica ma molto istruttiva, etc.

In Brevi dal Nord non esiste un filo conduttore, una traccia, una sia pur esile indicazione che possa suggerire un senso generale e definitivo dell’opera. Non c’è nemmeno una “cornice” che trasmetta almeno una vaga impressione di unità al gran collage che vi trovate davanti; sembra piuttosto il lavoro di un facchino che ha accatastato in un sol luogo il contenuto di due o tre soffitte da sgomberare.

E pensando a un facchino, viene in mente l’umiltà. Perché c’è umiltà, in questa passione giocosa per le parole e per l’assurdo, assieme a un’inattuale convinzione che la libertà si possa effettivamente costruire, magari solo nel mondo della parola, magari attraverso lo “sgangheramento” delle convenzioni letterarie. Ma c’è anche del metodo, in questa pazzia: il lavoro di montaggio è stato lungo e amorevole, e accurato, e il risultato è un volume godibile e senza pretese.

C’è un racconto di una paginetta, in questa raccolta di pezzi più o meno brevi, particolarmente significativo: è la lettera che un anonimo scrittore manda a un anonimo editore, al fine di convincerlo a pubblicare un “Libro delle tasche”. L’autore ha in mente un volume sulle tasche vuote, che trova particolarmente affascinanti: “Anche una tasca vuota ha un suo senso, una sua dignità, un certo passato. Che cosa c’era prima in quella tasca? Ci son rimaste delle tracce, delle scuciture? Oppure è una tasca per così dire vergine, e non c’è mai stato dentro niente?”. Si potrebbe dire che Brevi dal Nord dice troppo, perché dice anche quello che non dice. In tempi in cui tutti sembrano avere le tasche piene di pezzi di verità chiare e distinte, Gianfranco Mammi , dalla lontananza della sua timidissima operazione letteraria, suggerisce di specchiarsi piuttosto nelle proprie mancanze, nella propria idiozia, nella propria vuotezza – nelle proprie tasche vuote.

 

[Tratto da BREVI DAL NORD, di Gianfranco Mammi (QuiEdit 2011 – Collana QUESTO E’ QUEL MONDO]