La morale, un fenomeno animalesco

Traduzione di Ferruccio Masini da Aurora di Friedrich Nietzsche (edizione Adelphi del 1964).

16. Principio primo della civiltà. Esiste presso i popoli incolti un genere di costumanze, la cui mira sembra essere il costume in generale: prescrizioni meticolose e in fondo superflue (come per esempio quelle in uso tra i Camciadali, di non raschiare mai con il coltello la neve dalle scarpe, di non infilzare mai un carbone con il coltello, di non mettere mai un ferro nel fuoco, altrimenti la morte raggiungerà colui che agisce in dispregio a queste cose), che purtuttavia mantengono continuamente nella coscienza la continua vicinanza del costume, l’ininterrotta costrizione a praticare il costume medesimo; per rafforzare il grande principio con cui comincia la civiltà: un costume qualsiasi è meglio che l’assenza di costumi.

 

19. Eticità e inebetimento. Il costume rappresenta le esperienze di uomini passati su quanto si presumeva utile e dannoso, – ma il sentimento del costume (eticità) non si ricollega a quelle esperienze come tali, bensì all’età, alla santità, alla indiscutibilità del costume. E con ciò questo sentimento agisce in opposizione al fatto che si compiano nuove esperienze e si correggano i costumi; vale a dire l’eticità agisce opponendosi all’origine di nuovi e migliori costumi: essa inebetisce.

 

26. Gli animali e la morale. Le pratiche che vengono perseguite nella società più raffinata: cioè evitare accuratamente il ridicolo, lo stravagante, il pretenzioso; tener nascoste le proprie virtù come pure le bramosie più ardenti, mostrarsi equanime, inserirsi in un ordine, diminuirsi, – tutto questo, in quanto costituisce la morale sociale, lo si può trovare grosso modo ovunque, perfino al livello più basso del mondo animale, – e solo a questa profondità vediamo la riposta intenzione di tutte queste amabili precauzioni: ci si vuole sottrarre ai propri persecutori e si vuol essere avvantaggiati nel braccare la preda. Perciò gli animali imparano a dominarsi e a simulare in modo che molti, per esempio, accordano i loro colori al colore dell’ambiente (in virtù della cosiddetta “funzione cromatica”), si fingono morti, oppure prendono le forme e i colori di un altro animale o della sabbia, delle foglie, dei licheni, delle spugne (quel che gli scienziati inglesi designano con la parola mimicry). Così il singolo si nasconde sotto la generalità del concetto “uomo” o nella società, ovvero si adatta a principi, classi, partiti, opinioni del tempo e dell’ambiente: e si troverà facilmente la similitudine animalesca per tutte le maniere sottili di fingerci felici, riconoscenti, potenti, innamorati. Anche quel senso della verità che in fondo è il senso della sicurezza, l’uomo lo ha in comune con l’animale: non ci si vuole fare ingannare, non ci si vuole indurre da noi stessi in errore, si presta orecchio diffidenti alle parole suadenti della passione, ci si reprime e si rimane in guardia contro se stessi; l’animale comprende tutto questo al pari dell’uomo, anche in esso l’autodominio germoglia dal senso del reale (dalla saggezza). Similmente l’animale osserva gli effetti che esercita sulla rappresentazione di altri animali, a partire di lì impara a riguardare indietro su se stesso, a cogliersi “oggettivamente”: esso ha il suo grado di autoconoscenza. L’animale giudica i movimenti dei suoi avversari e dei suoi amici, impara a memoria le loro peculiarità, è su queste che prende le sue misure: contro individui di una determinata specie rinuncia una volta per tutte alla lotta, e allo stesso modo, nell’avvicinare molte varietà di animali, indovina la loro intenzione di pace e di accordo. Gli inizi della giustizia come quelli della saggezza, della moderazione, del valore, – insomma tutto ciò che qualifichiamo con il nome di virtù socratiche, è animalesco: un corollario di quegli istinti che insegnano la ricerca del nutrimento e la fuga dai nemici. Se ora noi consideriamo che anche l’uomo più elevato si è innalzato e affinato appunto soltanto nel modo del suo nutrimento e nel concetto di tutto quanto gli è ostile, ci sarà concesso di designare come animalesco l’intero fenomeno morale.