Sopravvivenza degli Omini con la Scala

Gli Omini con la Scala ascoltano con attenzione le domande e le perplessità indolenti, ma, non essendo dotati di parola, rispondono con ulteriori esercizi, con altri equilibrismi, fino a che qualcuno di loro cade stramazzando al suolo.

Disegno di Mili Romano

La creazione è provocata dal moto discendente della pesantezza, dal moto ascendente della grazia e dal moto discendente della grazia alla seconda potenza”

Simone Weil, La pesantezza e la grazia

Gli Omini con la Scala disegnati da Franz Kafka sopravvivono, estinti, in una sorta di universo separato e parallelo, che gli esperti definiscono “Settima Dimensione”. Sono estinti perché qui, in questo mondo, nessuno più riesce a vederli distintamente, e per raggiungerli e incontrarli bisogna dunque fare un gran salto mentale, ovvero abbandonarsi a qualcosa di estremamente contraddittorio, che consente la coesistenza, nello stesso luogo e momento, della pienezza e del vuoto. Cosa per niente facile, e non da tutti.

Nella “Settima Dimensione” si legge, si studia, si fa di conto, si scrive; ma soprattutto si compiono, con tenacia e cura diaboliche, e senza soluzione di continuità, esercizi acrobatici con le scale. Gli Omini, nella loro dimensione paradossale (in quanto, nel mondo, sono isolati dal mondo) si esercitano indefessi a salire sempre più in alto, senz’altro scopo che quello di salire, cadendo spesso, ma raggiungendo a volte vette improbabili per le loro fermissime volontà, e inesplicabili per i loro deboli raziocini. Salgono, scendono, senza stancarsi mai. A guardarli bene si riesce ancora a percepire la misteriosa, antica utilità delle loro evoluzioni, eseguite peraltro con scale di ogni misura, in ogni dove: negli ospedali come nei parcheggi dei supermercati, nelle scuole come nei deserti, nelle stradine di periferia come nei boulevard delle metropoli. E anche sulle montagne, lungo i fiumi, tra i ghiacciai e nelle foreste.

“Che senso ha scalare, se poi devi scendere, o addirittura se rischi di cadere?” – commentano scettici alcuni astanti.

Gli Omini con la Scala ascoltano con attenzione le domande e le perplessità indolenti, ma, non essendo dotati di parola, rispondono con ulteriori esercizi, con altri equilibrismi, fino a che qualcuno di loro cade stramazzando al suolo. Solo allora sembra che manifestino una specie di pietà, perché restano assorti e immobili per pochi istanti. Anche se, a ben guardare, non si tratta di pietà – è forse un momento di riflessione più profonda sulla prossima evoluzione.

“Siete dei presuntuosi, siete degli arrivisti falliti! Morirete tutti!” – esclamano in molti.

Gli Omini, con sguardo leggermente torvo (che però non ha nulla di rabbioso, essendo essi concentrati soltanto sulla salita), sistemano con accuratezza il piede sul prossimo piolo, in preparazione di un triplo salto mortale con capriola finale.

“Siete dei dilettanti” – sbotta un tipo camuso, forse un professore di università pubblica.

Gli Omini con la Scala sorridono e porgono al professore camuso una scala, invitandolo con gesti gentili a provare anche lui un’acrobazia. Il professore camuso mette il piede sul primo piolo e cade; si arrabbia; riprova; ricade. Va avanti così, imprecando e fallendo, fino a sera; e anche il giorno dopo; e così via. Poi, da un certo punto in poi, nessuno ne ha sentito più parlare. Povero professore camuso!

Infine ci sono le obiezioni più atroci, quelle dei Servitori del Re, i Realisti: “Siete fuori dal mondo, non capite quali sono le cose veramente necessarie. Pentitevi!”.

Gli Omini, alle terribili obiezioni dei Realisti, provano una leggera prurigine all’inguine sinistro, che a volte effettivamente li blocca nel bel mezzo delle più arrischiate salite, costringendoli a grattarsi a lungo. Sanno bene che si viene fuori dalle prurigini realiste in un solo modo: intensificando l’ascesi, lanciandosi ancora più in alto, ancora più lontano. E così, puntualmente, fanno, provando immediato sollievo e dimenticando in un amen gli zelanti Servitori del Re.

Ricercatori e genetisti hanno provato a rifare la razza degli Omini con la Scala in laboratorio, per sottrarli alla “Settima Dimensione”, per ricondurli in un ambito più umano, più consono alla realtà, per rimetterli, insomma, con i piedi per terra. Nessuno, però, è riuscito ad acchiapparne nemmeno uno per strappargli quantomeno un capello, cavargli un dente, raccoglierne qualche goccia d’umore. Anche l’Omino più piccolo che poggiava sul piolo più basso della scala più corta, riusciva irraggiungibile per il più scaltro e determinato ricercatore o genetista, che rimaneva sempre troppo lontano dalle acrobazie indefinibili che si svolgono nella “Settima Dimensione”.

D’altro canto, avventurieri senza scrupoli e viaggiatori impenitenti, scopritori di nuovi mondi e sognatori persi, provano tutti i giorni a mettersi in contatto con gli Omini con la Scala, a penetrare nella fatidica “Settima Dimensione”, a volte con discreto successo. Non sono in molti a riuscire nell’impresa, ma quando qualcuno afferra il senso degli equilibrismi degli Omini, sembra che accada qualcosa di fenomenale che invoglia ad ascoltare cose nuove. Come l’apparizione di una falena in una casa d’inverno.

Gli Omini con la Scala, in attesa di tutti gli sviluppi possibili, immaginabili e inimmaginabili, salutano e riveriscono ricercatori e genetisti, avventurieri e scopritori, continuando le loro acrobazie meravigliose, leggermente indifferenti, vagamente felici.

P.S.: Gli Omini con la Scala disegnati da Mili Romano per Zibaldoni si ispirano molto alla lontana, e con il dovuto rispetto, agli Omini disegnati da Kafka, del quale peraltro ricordano bene, con muto stupore, queste parole decisive: “La vera via procede su di una fune, che non è tesa in alto, ma rasoterra. Sembra destinata più a far inciampare, che a essere percorsa” (Franz Kafka, Lettera al padre).

 

DE VIVO Editoriale 2

Disegno di Franz Kafka