Speciale Elezioni/ 2

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell'infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s'incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

di in: Politica poetica

2.

 

– Le cose che tu scrivi (mi ripetono)

mi sanno di Betocchi e un po’ di Pascoli,

che già a Sereni davano la nausea,

con tutta la manfrina del neolirico

neolitico: il tormento, il vento, gli alberi,

il buio, l’alba, il senso del crepuscolo…-

Amico, sì, la musica degli angeli

è fuori moda, sin da quando gli uomini

cadendo alti sulle ali si spiaggiavano

tra i fuochi in Normandia. Non ci ho la musica

degli angeli – non l’ha Sereni: credici,

che posso averla io! E però chiediti

se va che ci sbrachiamo ancora in termini

di fogne e corpi marcescenti e putridi

per isterismi, polipi e tentacoli

e an die Oeffnung perché poi lo prendono,

e di preposizioni articolabili

da chiuderci in bruttezza due versicoli.

– Ma (gemono) sèi poco democratico

e pure manierista, e un po’ neoclassico…

e un filo rompiballe, a dirla limpida:

e non c’è traccia di denuncia organica

al nodo del sistema, al cupo vortice

che guida al niente gli uomini e li stritola… –

Sarebbe bella la denuncia organica,

non fosse il repertorio un po’ chiesastico

di questa oligarchia che la vanifica,

e la trasforma in soddisfatta mistica

del corpo stercorario. Amico, gli esseri

di questo tempo già si decompongono

e ai nostri giorni gli avvoltoi non mancano.

Sui groppi di macerie che si sfaldano,

sui truci immondezzai, sull’aria torpida

che dai camini fuma di cadaveri,

non resta più che il vento e le sue nuvole.

E certo è questa un’epoca ammirevole,

se per la strizza d’un giudizio critico

finiamo a censurare il vento e gli alberi.

 

[II – continua]