Letteratura, ultima frontiera

Una recensione di Beppe Bonura a Il fior fiore di Zibaldoni e altre meraviglie (da Sturzfluge del gennaio 2005).

di in: Rassegna stampa

Viviamo nell’era della comunicazione globale, eppure mai come oggi diventa difficile trovare spazi in cui esprimere o ritrovare veramente la nostra libertà. Il rischio è infatti quello di chiuderci in un cerchio mediatico di parole/immagini sempre uguali, fino a delimitare un deserto arido dove non c’è nemmeno più posto per il sogno, la fantasia. L ’unica via di fuga (o di salvezza) diventa così la letteratura, sia che ci si metta dalla parte di chi scrive, sia che si viva con passione il ruolo (comunque interattivo) del lettore. La pagina scritta non lascia indifferenti. Tutto questo per raccontare di un gruppo di redattori  che tre anni fa cercò di rompere il muro delle parole di plastica fondando una rivista letteraria. Nulla di straordinario, se non fosse per il fatto che come terreno di sfida Zibaldoni e altre meraviglie (questo il nome della pubblicazione) scelse proprio la modalità on-line. Obiettivo: tirare fuori dai cassetti esempi di scrittura capaci di inseguire il sogno della letteratura “perché ormai – come scrivono Enrico De vivo e Gianluca Virgilio – la vera scrittura è l’unico spazio aperto, l’unico territorio incolonizzato in cui possiamo cogliere l’annuncio di qualche cambiamento”. Zibaldoni ha così proposto nello spazio di internet racconti, poesie, saggi e altro ancora, dando voce ad inediti, cercando con curiosità il nuovo, il diverso, l’intelligente. Un viaggio fantastico che ora ritorna in un certo senso alle origini, al frusciare antico e modernissimo della carta, con una collana di libri . Il volume di esordio, dal titolo Il fior fiore di Zibaldoni e altre meraviglie raccoglie testi già editi in rivista e molte novità di Antonio Prete , Gianni Celati , Rocco Brindisi , Paolo Ruffilli e altri ancora. Con Medea: una tragedia del nome troviamo anche il meranese Alessandro Banda , autore degli straordinari racconti pubblicati da Einaudi nel felice esordio di Dolcezze del rancore e poi approdato al romanzo con Guanda (La verità sul caso Caffa). E c’è un altro nome che non mancherà di catturare la nostra attenzione: quello dello svizzero Robert Walser, che di questo volume venuto dallo spazio profondo della rete è un po’ il nume tutelare già nel primo saggio firmato da Enrico De Vivo e Giancarlo Virgilio (Alla ricerca di una scrittura che non conosciamo) che apre con una citazione dell’autore elvetico e la analizza per arrivare ad una definizione di scrittore che serve a spiegare il senso di tutta l’operazione letteraria on-line/carta e la missione stessa di chi tenta di “dare corpo ad un’idea veritiera, e cioè credibile, di letteratura” . E Walser, di suo pugno, torna poi fra le pagine de  Il fior fiore di Zibaldoni e altre meraviglie con La lettura del giornale.

Comunicazione, ultima appassionante frontiera.