Le cose che fanno primavera

La coppia sul marciapiede, davanti a me, e mentre passo loro accanto lui le dice: «Amore, c***zo, ma allora non capisci proprio niente» «Eh sì tesoro, perché capisci sempre tutto tu, m**a».

 

Al pomeriggio, tre ore di udienze generali: fuori, al di là del verde degli abeti secolari, l’urlio dei bambini nel parco giochi, le prove degli allievi della scuola di musica nell’edificio di fronte.

 

Il portafogli che mi hanno fregato ieri pomeriggio.

 

Il preventivo per la sostituzione delle porte-finestre dei balconi.

 

Stamattina, alla fine di una lezione sulla Cognizione del dolore di Gadda in terza: «Prof, ma perché facciamo questa roba?»

 

Stamattina, alla fine di una lezione sul male di vivere in Montale in prima: «Prof, ma perché facciamo questa roba?»

 

Stamattina, alla fine di una lezione sul Male oscuro di Berto in seconda: «Prof, ma perché facciamo questa roba?»

 

Mia moglie che mi accoglie: «Ho lavato tutta casa»

 

In bici, sul Lungadige, con le borse della spesa – olio, latte, zucchero, farina, surgelati da una parte; pannolini, scottex per la cucina, carta igienica, detersivo per la lavatrice, pasta nell’altra – mentre comincia la tenera e imprevedibile pioggerella d’aprile.

 

Io che le dico: «Sua figlia è superficiale» «Come superficiale?» «Scrive frasi senza senso» «Mia figlia non è superficiale, cosa intende dire» «… che sa ripetere le note del libro ma se le chiedi di pensare non ce la fa» «… li fate studiare troppo, si stanca e, se permette, si annoia» «Io non ho dato nemmeno un compito per le vacanze di Pasqua» «Non c’è mica solo Lei, sa?» «Io non rispondo dei miei colleghi, sua figlia è superficiale perché non ha mai fatto un intervento, sta preparando un approfondimento per l’esame di stato copiandolo da internet, non prende appunti e manda sms durante le lezioni (cosa quest’ultima che potrebbe riscattarla, ma se andassimo a vedere cosa scrive avremmo una conferma)» «Ha sempre studiato, la vedo io al pomeriggio…»

 

Io che gli dico: «No, non so bene come va sua figlia a scuola, sto cercando di capirlo anch’io»

 

Nel portafogli, tutto: carta di credito, bancomat, carta d’identità, patente, tessera del supermercato con i punti per i premi fedeltà…

 

«Ciao, sono tornato»… silenzio… non c’è nessuno… «Ehi, non c’è nessuno?»… La bimba di un anno e mezzo avanti ai cartoni, quella di quattro al computer, mia moglie al telefono… «Sono tornato… sono… Ehi, c’è il sole, andiamo al parco, a fare un giro, a cercare il portafogli…» «Devi andare a fare la spesa…» «… a comprarmi La Pimpa…» «… nghènghè Heidi…» – «Non ho soldi, nemmeno il bancomat!» – «Bimbe, non diventate come papà…»

 

«Professore, ha corretto l’ultimo tema di…» «Ehm, no, non ancora…» «Mi ha letto la bruttacopia, sono preoccupata…» «È andato così male, signora?» «No, non è questo, è che è così pessimista…» «Beh, un saggio sull’Inferno…»

 

Il virus che mi ha piantato la posta elettronica.

 

Stamattina. «Vedete, ragazzi, questo genere è tipico della poesia medievale… è il plazer…» Ridono. «Perché ridete?» «Prof, è la quarta volta che ce lo spiega…»

 

La chiavina che mi si spezza nel lucchetto della bici, sotto il sole, a quattro chilometri da casa, mentre le nuvole tenere e imprevedibili di aprile…