Il crogiolo magico svelatore/ 3

Hai capito mo com’è un cortigiano?

Senti adesso di chi sguazza più in basso.

Ecco, prendiamo un servo,

bello, lindo, pulito,

e di famiglia onesta:

fa mille riverenze,

ti rassetta la casa, va a prender l’acqua,

ti mette a cucinare,

ti spazzola i vestiti,

striglia la mula, strofina i piatti;

lo mandi per servizio

e lui torna assai prima

che secchi una sputazza;

non sa starsene con le mani in mano,

non sa che cos’è l’ozio

sciacqua i bicchieri e pure l’orinale.

Ma se lo sottoponi

a una vera prova,

scoprirai che ogni novità brilla

e che la corsa dell’asino non dura,

e passati tre giorni

lo ritrovi impostore,

poltrone da una vita,

ruffiano militante,

imbroglione, avido, giocatore:

se spende fa la cresta,

se dà biada alla mula,

le dà dall’uva all’acino;

ti corrompe la serva,

ti fruga nelle tasche,

e infine, per aggiunger carta al rotolo,

afferra tutto quanto e se la svigna!

Ecco quel che succede

a mettere i porci vicino ai cetrioli.

“Parole di sostanza, sono queste, tutto sugo e verità!

Oh, sventurato e disgraziato,

chi s’imbatte in un servitore mascherato!”

[…]

Eccoti ora un adulatore,

che ti loda e ti sbalza

fino in cima al cerchio della luna,

ti corrisponde in rima,

ti dà esca e lenza,

ti dà vento alla vela,

e mai ti contraddice:

se sei un orco o un Esopo

dice che sei Narciso,

e se in faccia hai uno sfregio

dice che è un neo o una squisita cosa.

Se tu sei un poltrone,

dice che sei un Ercole o un Sansone,

se sei di stirpe vile

attesta che discendi da un gran conte;

insomma, sempre ti liscia e ti incensa.

Ma bada di non legarti alle parole

di questi cannaruti parolieri,

non dare loro nessun fondamento!

Non le credere mai,

non le stimare affatto,

non farti abbindolare,

ma fanne la verifica in crogiolo,

e toccherai con mano

che questi hanno due facce:

una davanti e un’altra di dietro,

e dicono una cosa, un’altra sentono.

Sono lavate di faccia e finzioni:

ti burla e mette in mezzo,

si fa beffe, ti raggira, t’inganna,

t’imbavaglia, t’ingarza e t’infinocchia,

ti imbroglia, ti acceca e t’impapocchia!

Se ti asseconda, è bene

che tu sappia che sei nella tempesta;

col sorriso ti morde,

con gli encomi ti insozza,

poi ti riempie di chiacchiere

e ti svuota le tasche.

Tutto lo scopo suo

è sgraffignare e scroccare,

e con la servitù delle sue lodi

e con le filastrocche e paparacchi

va in cerca di quattrini lusingandoti,

e solo per ricavare

qualche poco d’argento,

per andare a puttane o alle taverne,

ti vende le lucciole per lanterne.

“Che si perda la semenza di gente siffatta!

Uomini nati falsi, pronti a metterci nel sacco:

di fuori son Narcisi, dentro sono diavolacci!”

E ora c’è una femmina che ci sta

con chi viene e con chi va.

Vedi una pupatella,

un gingillo, uno sfoggio, una colomba,

uno specchio, un gioiello,

un angioletto, una Fata Morgana,

una dolce luna piena rotonda,

fatta con il pennello,

te la berresti in un bicchiere d’acqua,

boccone da signore,

piccola rubacuori:

con le trecce ti lega,

con gli occhi ti annulla,

a voce ti manda fuori.

Ma appena la crogioli,

oh, quanto  fuoco vedi!

Quante tagliole e trappole

quante strettoie e traffici,

quante matasse e gliommeri!

Spargono vischio ovunque,

gettano mille reti,

mille malizie inventano,

mille trappole e inganni,

imboscate e stratagemmi,

e mene e contromene, imbrogli e sbrogli.

Tira come un uncino,

succhia come un barbiere,

gabba come una zingara,

e mille volte pensi

che sia vino in fermento,

è contagio di carne!

Se parla trama e se è in cammino tesse;

se ride intriga e se ti tocca tinge!

E quando non ti manda all’ospedale,

sei trattato da uccello o da animale,

perché con un coltello maledetto

strappa le penne e i peli dal tuo petto!

“Se tu mettessi su carta quello che hai detto, questa storia si venderebbe facile, perché vi si insegna all’uomo come stare all’erta, e a non consegnarsi nelle mani di queste infami, che sono moneta falsa, rovina della carne e della salsa”.

[III – continua]