Il venditore d’almanacchi

“Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura”. (G. Leopardi, “Dialogo di un venditore d’almanacchi e un passeggere”). In questa rubrica, capovolgendo l’operetta morale leopardiana, sarà il venditore d’almanacchi a interrogare i passanti (scrittori, studiosi, giornalisti, critici letterari), usando la propria ingenuità per tentare di capire gli uomini e il mondo.

S’intitola Il geografo e il viaggiatore. Lettere, dialoghi, saggi e una nota azzurra sull’opera di Italo Calvino e di Gianni Celati (Effigie, 2017) l’ultimo libro di Massimo Rizzante, poeta, saggista, traduttore e docente di Letterature comparate all’Università di Trento. Lo stesso Rizzante l’ha definito un libro su un’amicizia, quella tra Calvino e Celati, ma anche sull’amicizia come forma, forse l’ultima, in grado di renderci meno scontenti e più in dialogo con il mondo, ovvero meno sentimentali e più sensibili.

Dopo l’esordio nel 1997 col romanzo Dei bambini non si sa niente (Einaudi), tradotto in diverse lingue e oggetto di molte discussioni per il contenuto scabroso, un crudele e tragico gioco sessuale tra due bambine e tre adolescenti, Simona Vinci ha dimostrato di essere una scrittrice dall’immaginario potentemente visionario e dalla lingua fortemente espressiva, un’autrice autentica e sincera, capace di mettersi in gioco fino in fondo, come dimostra l’ultimo libro, Parla, mia paura, pubblicato a settembre da Einaudi e in cui racconta le sue crisi di panico, la depressione che l’ha spinta a tentare il suicidio e finalmente la guarigione grazie alla psicanalisi.

Sabato 2 settembre, al Biblioigloo di Andalo (Trento), una biblioteca a 1300 metri di altitudine, c’è stata l’anteprima del Seminario Internazionale sul Romanzo, un’iniziativa del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, ideata e diretta da Massimo Rizzante. Uno degli ospiti è stato lo scrittore e sceneggiatore Domenico Starnone, che ha conversato con Alessandro Gazzoli e risposto alle domande degli studenti e degli insegnanti presenti. Riporto una sintesi di tale conversazione, che ha avuto al centro soprattutto i romanzi Labilità (Feltrinelli, 2005), Lacci (Einaudi, 2014) e Scherzetto (Einaudi, 2016).

Dopo l’esordio giovanissimo, nel 1987, all’interno di una delle antologie Under 25 curate da Pier Vittorio Tondelli, Romolo Bugaro sì è rivelato un romanziere capace di raccontare i sogni, le speranze e i fallimenti del Nord Est ricco e opulento, dove le aziende si sono moltiplicate a dismisura, in una frenetica attività imprenditoriale e speculativa che ora patisce la grave crisi finanziaria dell’ultimo decennio. Storie di uomini ossessionati dal lavoro, dal denaro e dal potere.

Alessandro Leogrande, giornalista e reporter, da alcuni anni racconta le tragedie dell’immigrazione. Lo ha fatto con Uomini e caporali. Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del Sud (Mondadori 2008) e con Il naufragio. Morte nel Mediterraneo (Feltrinelli 2011), lo fa ora col nuovo libro, La frontiera (Feltrinelli 2016), un’inchiesta che si può leggere come un romanzo, un libro fondamentale per capire chi sono i numerosi profughi che sbarcano a Lampedusa o muoiono nel Mediterraneo, da cosa scappano e quali terribili violenze devono affrontare nei loro viaggi verso l’Europa.

Massimo Rizzante, poeta, saggista, traduttore, docente di Letterature comparate e Letteratura italiana contemporanea all’Università di Trento, dal 1992 al 1997 ha fatto parte del “Seminario sul Romanzo Europeo” diretto a Parigi da Milan Kundera (di cui è traduttore per Adelphi), da cui è nato il “Seminario Internazionale sul Romanzo” che lui stesso dirige a Trento.