Questo pane dura anche una settimana!

di in: Filosofia portatile

Tempo fa, la conduttrice di Linea Verde su Rai 1 era in un forno di un qualche paese italiano, non so dove. Parlava col fornaio, poi a un certo punto s’è diretta decisa verso la telecamera e ha esclamato: Pensate!! Questo pane dura anche una settimana!!!

Il calore che emanava dall’affermazione aveva una sua ragion d’essere, in effetti si tratta di una frase che dovrebbe sconcertare. Il problema è chi. Lei, la conduttrice, penso ritenesse di dover sconcertare chi ogni giorno si compra delle michette che deve consumare al più presto, in alcuni luoghi del nord è consigliabile consumarli già all’interno o massimo nelle immediate vicinanze del negozio, pena il morso a qualcosa di fiacco che oltretutto inquieta, visto che si tratta di esseri tuttora coscienti i quali sanno quindi che può tradire da un momento all’altro e poi dopo, proprio volendo ottimizzare, potrà essere utilizzato solo su grattugia e con un po’ di fatica. Costui inoltre, dovrebbe essere così sfortunato da esser scarso d’età, oppure, con una dose ulteriore di sfortuna essere al contrario in età così avanzata da aver dimenticato non tutto il passato, ma forse perché affetto da un morbo ciò che ricorda sono solo gli ultimi anni, forse una diecina o poco più, e s’è invece scordato i precedenti di una lunga vita al contrario di prima che i vecchi ricordavano i particolari croccanti in gioventù e non d’aver acceso il gas da pochi minuti. Il sollecitato allo sconcerto inoltre, giovane, medio o anziano che sia, dovrebbe altresì soffrire di una sorta di strabismo, ancora non del tutto assimilato a pane della scienza, a causa del quale, pure in assenza ormai di ricordi personali e pur trattandosi in fondo di questioni di gusto, quindi piuttosto labili per definizione, tutta la storia manifatturiera accumulata nei millenni non è pane per i suoi denti, gli risulta che riguardi qualcun altro, che chiameremo per comodità ‘uomo’ o ‘essere umano’, il quale è sempre stato scioccamente teso a far cose che duravano, figuriamoci la pagnotta!, per millenni e millenni neri o integrali, e solo da poco ha scoperto una legge di natura denominata ‘obsolescenza programmata’, legge che rafferma la scadenza a tutto ciò che detto uomo crea, pena la fine della civiltà stessa per entropia. Tale legge dice pure che la scadenza lieviterà man mano, sempre più ravvicinata e riguarderà tutto ma proprio tutto, dalle lavatrici ai libri, dai computers ai matrimoni e, come già vediamo, il pane perfino. Con parecchia umiltà, tale legge universale assume su di sé l’onere della labilità d’ogni condizione vivente, la sua scadenza ineludibile, condendola con ciò che resta d’autocontrollo nel razionalismo positivista, e ne beneficia ogni seppur minima attività globale, dagli impasti manuali agli sfornamenti dello spirito fino ai tozzi duri del buon senso comune, tutti sempre più scadenti appunto.

Tuttavia non ce la sentiamo di mettere la croce addosso alla bionda conduttrice televisiva, dopotutto era lì a guadagnarsi il pane.