Sallustiana/ 3

Che poi se qualcuno, vòto di colpa, era incappato per caso nella sua amicizia, con la quotidiana frequentazione e la lusinga facilmente veniva reso uguale e simile agli altri. In summo grado, però, andava cercando, come amici, gli adolescenti; la loro mente, in ragione dell’età, debole e volubile veniva conquistata senza ostacolo.

Bellum Catilinae, cap. 14

Catilina, in una cittadinanza tanto grande e tanto corrotta (cosa che assai facilemente si faceva), aveva attorno a sé, schierati come dei seguaci, tutti gli scandali e i misfatti. Ad esempio, ogni pervertito, adultero, gozzovigliatore, che per il gioco, lo stomaco, il pene aveva fatto a pezzi il patrimonio paterno, chiunque, per sanare un disonore o una scelleratezza, aveva ammassato un enorme debito, e poi da ogni parte tutti i parricidi, i sacrileghi, i condannati o quelli che una condanna la temevano per le loro azioni, in più chi si manteneva con lo spergiuro o con il sangue di un cittadino, uccidendo o diffamando, infine tutti coloro che erano inaspriti dalla vergogna, la povertà e la cattiva coscienza, erano quelli i secreti confidenti di Catilina. Che poi se qualcuno, vòto  di colpa, era incappato per caso nella sua amicizia, con la quotidiana frequentazione e la lusinga facilmente veniva reso uguale e simile agli altri. In summo grado, però, andava cercando, come amici, gli adolescenti; la loro mente, in ragione dell’età, debole e volubile veniva conquistata senza ostacolo.

[traduzione di Danilo Laccetti]

In tanta tamque corrupta civitate Catilina, id quod factu facillumum erat, omnium flagitiorum atque facinorum circum se tamquam stipatorum catervas habebat. Nam quicumque inpudicus, adulter, ganeo, manu, ventre, pene bona patria laceraverat quique alienum aes grande conflaverat, quo flagitium aut facinus redimeret, praeterea omnes undique parricidae, sacrilegi, convicti iudiciis aut pro factis iudicium timentes, ad hoc, quos manus atque lingua periurio aut sanguine civili alebat, postremo omnes, quos flagitium, egestas, conscius animus exagitabat, ii Catilinae proxumi familiaresque erant. Quod si quis etiam a culpa vacuos in amicitiam eius inciderat, cotidiano usu atque inlecebris facile par similisque ceteris efficiebatur. Sed maxume adulescentium familiaritates adpetebat: eorum animi molles etiam et fluxi dolis haud difficulter capiebantur.

* Ho inteso riprodurre nel testo, con formule corrispondenti in italiano, gli arcaismi utilizzati dall’autore, quali:  “facilemente” (facillumum), “vòto” (vacuos), “secreti confidenti” (proxumi familiaresque), “in summo grado” (maxume).

Un commento su “Sallustiana/ 3

  1. Enza

    Passo che ha un andamento epico per quelle impareggiabili allitterazioni. Splendido nell’aggettivazione resa dal traduttore con precisione scultorea. Gli arcaismi un cesello celliniano.