I consigli di un Bruco

In esclusiva per Zibaldoni, un altro assaggio dalla traduzione inedita di Alice in Wonderland, a cura di Angelo Angera.

Per qualche minuto il Bruco si limitò a dare boccate di fumo senza dire una parola, ma alla fine disincrociò le braccia, di nuovo si tolse di bocca il narghilè, e disse, “Dunque pensi di essere cambiata, giusto?”

“Ho paura che sia proprio così, signore,” disse Alice; “Non riesco a ricordare le cose che sapevo – né a passare dieci minuti senza cambiare dimensioni!”

Quali cose non riesci a ricordare?”

“Dunque, ho provato a recitare l’Infinito, ma è venuto fuori tutto diverso!” rispose Alice mestamente.

“Recitami Quant’è bella giovinezza,” disse il Bruco.

Alice intrecciò le mani, e cominciò:-

 

“Quant’è bella giovinezza,

che si fugge tuttavia!

chi vuol esser vecchio, sia:

mai sen va decrepitezza.”

 

“Non s’addice a voi ottantenni

stare sempre a testa ingiù.”

“Il cervello, a voi ventenni,

par chissà che gran virtù,

 ma io che so che non l’ho più

fo e rifò l’acrobazia.

Chi vuol esser vecchio, sia:

mai sen va decrepitezza.”

 

“Senti un po’: pesi un quintale,

hai ottant’anni, mica venti,

e ancor fai il salto mortale?”

“Membra ho agili e potenti

 perché usai i migliori unguenti:

puoi acquistarli in drogheria.

Chi vuol esser vecchio, sia:

mai sen va decrepitezza.”

 

“Pur sdentato mangi un’oca,

mandi giù anche gli ossi e il becco:

come fai?” “Per tanta o poca

cosa, io feci un battibecco

 con mia moglie: e assai forte, ecco,

resi la mascella mia.

Chi vuol esser vecchio, sia:

mai sen va decrepitezza.”

 

“Smorta è ormai la tua pupilla:

come riesci (e sei anche zoppo!)

sul naso viva un’anguilla

a tener dritta come un pioppo?”

 “Uffa! Sai che parli troppo?

Sei una lagna: sciò, va’ via!

Chi vuol esser vecchio, sia:

mai sen va decrepitezza.”

 

“Non l’hai detta bene,” disse il Bruco.

“Non granché bene, temo,” disse Alice timidamente, “diverse parole si sono cambiate.”

“È tutta sbagliata da cima a fondo,” sentenziò il Bruco, e per qualche minuto ci fu silenzio.

Il primo a parlare fu il Bruco.

“Che dimensioni vorresti avere?” domandò.

“Oh, non che abbia chissà che pretese sulle dimensioni,” rispose Alice; “è solo che è seccante continuare a cambiarle tanto spesso, no?”

No,” disse il Bruco.

Alice tacque: in tutta la sua vita non era mai stata contraddetta tante volte di fila, e sentiva che stava per perdere la calma.

“Ti trovi bene, così?” disse il Bruco.

“A dire la verità, signore, se permette vorrei essere un po’ più grande,” disse Alice: “Otto centimetri sono proprio una miseria di altezza.”

“Al contrario, è un’altezza di tutto rispetto!” ribatté il Bruco offeso, drizzandosi tutto impettito mentre parlava (era alto per l’appunto otto centimetri).

“Ma io non ci sono abituata!” provò a scusarsi la povera Alice con voce contrita. E dentro di sé pensava, “Se solo queste creature fossero un po’ meno permalose!”

“Ti ci abituerai col tempo,” disse il Bruco; poi si riattaccò al narghilè e ricominciò a fumare.

[Traduzione di Angelo Angera, dal capitolo V di Alice in Wonderland di Lewis Carroll. 

Le illustrazioni sono di John Tenniel]

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