Liz

Esce in questi giorni Scuola di calore di Massimo Rizzante, un libro in cui protagoniste sono le donne, ma destinatari del messaggio poetico sono gli uomini e la civiltà che hanno edificato. Civiltà spesso violenta e distruttrice proprio a spese delle donne. Presentiamo qui di seguito una poesia tratta dal libro, edito da Effigie. Segnaliamo che in ZIBALDONI sono presenti anche altri testi analoghi, postati negli anni scorsi dall’autore e confluiti poi nel libro attuale.

di in: Politica poetica

Fuck me, honey, fuck me.

Quali altre parole per esorcizzare il demone

che possiede un paese dove sperma e Genesi

si mescolano a ogni battesimo del sangue?

Un po’ come Hernan Cortés,

quando si vantava con la sua Malinche

di averne sverginate in una battaglia

quante un hidalgo di Salamanca in tutta la sua vita.

Non che a Hollywood, nel 1943,

sprofondati nella disperazione e nell’alcol,

quei piccoli tiranni delle Twentieth Century Fox

avessero un metro di misura che non fosse l’uccello

o la grana. Ricordo Jonh Huston, dopo Il barbaro e la geisha.

Una bottiglia di bourbon in mano, confidò a un amico

che nel camerino di un teatro di Broadway

se n’era scopate dodici solo per vincere una scommessa.

Con Frank. Il punto di massimo onore

era trovare il modo di prendere per le corna

qualche sceneggiatore sprovveduto,

o ficcare le proprie banderillas sulle natiche

di una vacca, o, come si diceva nell’ambiente,

di una promessa. La vacca poteva chiamarsi Marylin Monroe

e il torero essere un cameriere dell’ambasciata

intento a ripulire una pozzanghera di urina sotto la sua sedia.

In ogni caso, dopo il ’56, mentre quella testa calda

di Kruscev sbatteva la sua scarpa maleodorante

sotto il naso dell’Occidente, alcuni babbuini

in un laboratorio di Boston incominciarono a mostrare

il culo sempre più raramente. Di lì a poco

il mercato fu invaso dai primi tranquillanti.

Era la buona novella. La voce si sparse come un’onda d’urto.

Sembrava che l’intera popolazione della California

si fosse ammassata a Bikini. Le purghe staliniane

erano finite come un paio di calzini sporchi

fra le cimici del Cremlino, ma le nevrosi

dei capitalisti avevano bisogno di ben altro salvatore.

Le piccole compresse Miltown fecero crollare i titoli

in borsa degli psicanalisti, i quali presero a rifornirsi di LSD.

Così ebbe inizio il grande esperimento: figli dei fiori, beat,

buddismo, Zen, il profeta Kerouac,

e tutta quella ricerca di spiritualità

che finì nell’eroina, a Cabo de Gata,

o a rimorchiare adolescenti nella casba di Fez.

In fondo, l’altra faccia del successo che distrusse le menti

dei Fitzgerald, degli Hemingway, dei Mailer,

tutti devastati dall’ossessione di essere veri uomini,

come se la debolezza non avesse sempre l’ultima parola…

La pop art sembrò compiere una digressione:

riempì gli Studios di bambini viziati che diventarono

subito preda delle nursery di turno. Jane Fonda

ne adottò un paio. Durante una marcia di protesta

s’accorse che non sbraitavano

abbastanza contro l’invasione di Praga.

Così li rispedì alla Factory con le loro valigie

piene di zuppa di pomodoro. Ma, esclusi il complesso edipico

e Dubček, di che cosa ci si era liberati?

Non certo dell’infantilismo bellico. Come diceva

il mio amico Romain: «Quando mai in Occidente

si è alzato qualcosa che non fosse un cazzo?».

Mio figlio Tyron, tornato dal Vietnam

senza un braccio, mi confessò di aver stuprato

due gemelle vietkong come addio alle armi.

Lo stesso aveva fatto mio padre con una gitana nel ’38.

A Murcia, prima di salpare per il Nuovo Mondo.

Un po’ come Hernan Cortés, a Hollywood,

dopo il solito massacro ai provini di Viva el Che!

 

[Questa poesia è tratta da Scuola di calore di Massimo Rizzante (Edizioni Effigie, 2013), in uscita in libreria in questi giorni. Altre poesie della stessa raccolta erano già state pubblicate in Zibaldoni qui e qui]