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Forse questi propositi erano l’espressione di un’esigenza che il succedersi di varie stagioni severe non aveva soddisfatto, quella di un mondo in cui la buona volontà e l’equilibrio, e in altre parole lo studio – che evidentemente a lui dovevano essere costati più di quanto non si intuisse a prima vista – ottenevano il giusto riconoscimento materiale (ciò a lui era mancato).

Quando la produzione industriale degli oggetti domestici ha assunto dimensioni di massa è emerso infatti il bisogno di qualcosa in più, di una dimensione simbolica e trascendente dell’oggetto, il Paradiso terrestre a cui l’acquisto di quel particolare prodotto ci avrebbe aperto le porte, rendendo definitiva la nostra identificazione mediante il possesso. La pubblicità in fondo è servita a costruire questo Aldilà degli oggetti.

Che cosa legge l’apprendista, ossia il lettore che scrive, ma non ancora lo scrittore che legge? Come legge, ossia il modo in cui legge è chiaro, gettandosi nel libro incurante di ogni raccomandazione. Ovunque si trovi, in bagno o appoggiato alla tettoia di una fermata d’autobus con in mano un lettore digitale, la sua identificazione [continua]

Aveva sempre considerato una colpa imperdonabile essere uscito per la prima volta dalla città a quattordici anni. Quattordici anni e tre mesi, a dirla tutta, mentre la media dei suoi coetanei a quell’età aveva già esplorato l’intera gamma di attrazioni dei cinque stronzissimi luna park della provincia. Sei mesi dopo non aveva ancora finito di [continua]

Dicevano che avesse avuto in casa l’inferno – non si poteva neanche immaginare quello che aveva passato – per questo, nonostante l’opinione che si era fatto di lui, Albert cercava di mantenersi calmo. Certo, il colloquio non poteva durare. «Ti credevo più alto» gli disse, rimestando documenti in una vecchia scatola di biscotti. «Ad ogni [continua]

Lo so. Me lo sarei dovuto ripetere che lo sconcerto nasce dai dettagli insignificanti, che è imprevedibile. Ci sono circostanze in cui un semplice dovere quotidiano, come la promessa di portare fuori la spazzatura, si traduce in un esame di coscienza che rischia di rivelarsi senza ritorno. Poi, sì, devo aggiungere che la situazione al [continua]

Tutto era stato risolto per il meglio. E ora, entrando nel bar per la terza volta in un pomeriggio, mentre osservava le pareti così singolarmente verdi in quell’ora del giorno, Rupert poteva dedicarsi alle fantasticherie erotiche su una coppia di ballerine brasiliane nel programma preferito da Udo, il barista di Graz. Era in anticipo. Non [continua]

L’intenzione era chiara, ma non era una delle più facili da realizzare: volevano assistere a una liberazione, volevano seguire qualcosa che avrebbe conquistato la libertà proprio in quel pomeriggio, perciò si erano accordati per trovarsi subito dopo pranzo. Alfio D. ci pensava da qualche tempo: cosa succede quando qualcosa che è stato rinchiuso ritrova la [continua]

Le riviste si sono sempre nutrite della discussione interna. Visto che gli interventi di Angelo Angera sul progetto di una serie tv tratta dal romanzo di David Foster Wallace hanno destato molta attenzione, a testimonianza del dialogo interno abbiamo deciso di pubblicare un contributo di Walter Nardon.

Dunque era così che ci si sentiva, verso la fine? Il corridoio umido era più scuro dell’ultima volta in cui ci era entrato, sembrava anche più stretto. Avanzava facendosi largo fra le borse, i piedi degli studenti e delle molte studentesse accovacciate contro il muro in attesa della comparsa di un docente per ora lontano, [continua]

Nel capitolo V del Tristram Shandy Laurence Sterne riprende un detto popolare che forse può fare al caso nostro: «Ognuno parla del mercato a seconda di come gli sono andati gli affari». Il motto vale per l’intera esistenza – è a questa che Sterne si riferisce – ma mi sembra in particolar modo appropriato per [continua]