Bazar

Il sole tramonta trascinandosi dietro le piroghe, in fila sul mare indaco, verso la luce cadente. Awa guarda e aspetta l’ora favorevole per comprare il pesce, alla fine del giorno. A quell’ora puzza e ha l’occhio spento, allora costa meno. Mentre le piroghe scivolano al largo e anche il trambusto della città sembra silenzioso. Tacitato [continua]

inquiete luci nell’impaziente traversata tra l’acqua e il vento che mormora confuse onde alla cenere di navigli spenti – il lampo intermittente ha l’impeto stupito di foglie sorprese in passaggi di stagione, nomadi in tracce certe d’esilio più prossime al privilegio che in visibilio di cadute riporta alla dimora invernale dell’origine: – un solo giorno, [continua]

I. Vangelo del cavaliere De Stefani Perez, di Santa Ninfa, raccontato da un suo zio sequestrato dai ladroni. Trascritto nell’800 da Giuseppe Pitrè. 1. In quel tempo Gesù camminava per la campagna. C’erano tutti gli apostoli. E una sera, andando per via, successe che venne buio. Gesù chiamò Simon Pietro e gli disse: “Pietro, cosa [continua]

La Provenza, in epoca medievale, era infestata da un numero imprecisabile di trovatori, che passavano il tempo a cantare arie talmente appassionate da causare alla gente frequenti crisi di nervi. Era un’epoca strana, anche perché i venti suonavano e i cavalli parlavano: come questi tre, impegnati in una discussione mentre trotterellano sotto un cielo basso [continua]

Primavera 1994 Per avere un altrove bisogna avere una patria Era la primavera del 1994. Avevo ventinove anni e L’Atelier du roman, una rivista letteraria francese, aveva appena pubblicato uno dei più bei saggi che avessi mai letto: Pour une ontologie de l’exil di Vera Linhartová. Da qualche tempo mi trovavo a Parigi. Avevo scelto [continua]

L’abito verde La mia natura è composta così, che a sentire il lutto portato dalle campane non si riesce più a continuare e sono costretto a lasciar perdere tutti i servizi, caricare gli attrezzi sul motore e riprendere la via di casa. Ci sono certe giornate, quando fa le secche di gennaio e la tramontana [continua]

La palla

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Era stata qualche anno in America, dove aveva perso i sensi e si era fatta così triste che neanche si soffiava più il naso. Il figlio grande si dispiaceva a vederla ridotta in quello stato e l’accompagnò alla nave approfittando che partiva una cugina malata di nostalgia. L’americana perse il ricordo del figlio in tutto [continua]

Il paesaggio si dispiega alla vista secondo modi, ritmi, forme che dipendono da colui che guarda. Dallo stato di quiete o dal movimento di colui che guarda. È esperienza comune. Il paesaggio osservato nello stato di quiete – il leopardiano “sedendo e mirando” – ha colori, luci, forme diverse da quelle che trascorrono nel paesaggio [continua]

Don Chisciotte

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Don Chisciotte è il desiderio che attraversa il mondo, i suoi ostacoli. Un desiderio che si rafforza ad ogni negazione, si conferma in ogni delusione. Don Chisciotte è anche l’imitazione assidua, meticolosa, ossessiva di un modello: la cavalleria, come è stata vissuta da Amadigi di Gaula.

Non lo vedevo da più di dieci anni. Si era trasferito a Firenze con la madre e il fratello. Mi ricordai di lui dopo essere scappato dal cinema dove mi ero rifugiato per trovare un po’ di compagnia: mezz’ora di un film americano con Dom De Louise, un comico che fa la parte di un [continua]

Calvino, vent’anni dopo. Niente di più ozioso che porre la domanda sull’attualità o inattualità della sua scrittura. O la domanda su quale delle due figure contemporanee messe spesso a confronto – Pasolini e Calvino – sia più presente, oggi, più prossima alle grandi questioni del nostro tempo. Ogni scrittore, quando diventa quello che diciamo un [continua]

Germinazione

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Mio padre faceva l’impiegato alle imposte dirette, guidava una dauphine beige e come lettura preferita aveva il vocabolario della lingua italiana. Lo ripeteva ad alta voce. Si faceva interrogare da noi figli, ogni giorno della settimana, esclusi il sabato e la domenica, un figlio a turno, per due ore.

Gemelli

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(Ribalta semibuia, libri dappertutto, due piccoli televisori perennemente accesi – ma senz’audio. Le luci azzurrine provenienti dai due computer illuminano i volti e, parzialmente, i corpi di Lillo e Lalla seduti spalle contro spalle alle rispettive scrivanie. Robuste corde li tengono legati alla sedia e, saldamente, l’uno all’altra per il busto. Le mani e le [continua]