Una delle interrogazioni che ricorrono di fronte alla pittura di Ettore Frani, dentro al cuore della sua rivelazione, è se l’opera sia, nella sua essenza, una manifestazione simbolica o, al contrario, una pura concentrazione ermetica. Se, cioè, la sua proliferazione immaginale agisca come un rinvio a questioni che affondano nel mito secondo costellazioni già sperimentate [continua]

Gian Ruggero Manzoni

di in: Bazar

Dopo quattro anni di mostre in Italia e nel mondo, GIAN RUGGERO MANZONI torna ad esporre nella sua città natale, Lugo di Romagna (RA), presso le ex Pescherie della Rocca (in centro città). A partire dal prossimo 16 marzo, presenterà opere inedite su tela e su tavola di legno, eseguite negli ultimi anni. La mostra resterà aperta fino al 7 aprile. ZIBALDONI E ALTRE MERAVIGLIE coglie l’occasione per rendere omaggio a un artista visionario e generoso, pubblicando le sette opere che GIAN RUGGERO MANZONI donò alla rivista nel 2003.

In gran segreto, Iacopuccio mi ha mostrato uno strano aggeggio. Sostiene che sia un crogiolo magico, in grado di rivelare tutti i segreti di questo mondo. Qualsiasi cosa vi si metta dentro – dice Iacopuccio – il crogiolo ne ricava la quintessenza, ovverosia la nuda e cruda verità. “Tu invecchierai presto”, gli ho risposto, “farai [continua]

«C’è un pensiero più rigoroso di quello concettuale […] Nell’attuale situazione di necessità del mondo è necessaria meno filosofia ma più attenzione al pensiero, meno letteratura ma più cura della lettera delle parole […] Il pensiero sta scendendo nella povertà della sua essenza provvisoria. Il pensiero raccoglie il linguaggio nel dire semplice. Il linguaggio è così il linguaggio dell’essere come le nuvole sono le nuvole del cielo». (MARTIN HEIDEGGER, Lettera sull’umanismo, 1946)

Da qualche settimana è in vendita in libreria e online il numero 60 di NUOVA PROSA, una delle riviste letterarie italiane più belle e rigogliose. Ringraziamo il direttore Luigi Grazioli per averci concesso la pubblicazione di questo racconto di FRANCESCO LAURETTA.

Vedi, Weiss, ieri ho ricordato un mio antico racconto (forse troppo sentimentale), un uomo si apposta sempre nei luoghi da cui passa una donna, lascia che lei vada oltre, attende un minuto, poi la segue ritmando i passi sui suoi. Questo per cinque, sette secondi, un’eternità. E infine, con un breve saltello (che acrobata!), la supera, cammina svelto svelto per essere notato, anche solo di schiena, per un attimo.

Ultima puntata dei giambi elettorali di Daniele Ventre. Grazie a lui e all’infernale Hieronymus Bosch, siamo dunque giunti al giorno che vorrebbero farci credere fatidico. Che dio ce la mandi buona!

… una nube, ecco! o meglio, un cerchio di nubi mi sorprende ogni volta che tento di riaprire gli occhi. ma è insensato… non vedo! mi resta solo la memoria della mia vita: gli odori, le voci, i richiami, gli amici… posso sentirne ancora i passi a mille miglia di anni. è tutto intatto, e [continua]

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell’infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s’incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

Un intervento di Slavoj Žižek su Berlusconi e il potere del godimento. Un discorso che richiama, per molti versi, Il ricatto del godimento di Alessandro Carrera (QuiEdit, 2012), l’ultimo volume della collana Questo è quel mondo.

Da un osservatorio aereo, a occhio d’uccello, dentro molte finestre aperte per il caldo intravedi svolazzare lenzuola e biancheria di cotone, di lana e di carta, panni candeggiati e disinfettati, tutto un biancore di varichina. Piccoli gesti si ripetono in queste case per tutto il giorno e per tutta la notte, a intervalli di poche [continua]

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell’infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s’incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

“Il peso del Ciao” (L’Arcolaio, 2012) di Francesco Forlani è un libro composito e variegato, esattamente come il suo autore. Animato dalla funambolica capacità di saltare con eleganza da un genere letterario a un altro, dal verso alla prosa, dalla scrittura saggistica a quella militante, Forlani in questo libro di poesie d’amore, d’occasione e di viaggio (del quale pubblichiamo qui la sezione “Canti da ring”) presenta se stesso e la sua incosciente versatilità. Ed è proprio l’incoscienza – ovverosia l’assoluta freschezza del dettato, dello stile e dell’ispirazione – la qualità che forse preferiamo di questo libro, perché oggi l’imperativo è: plastificare tutto, programmare la voce, eseguire lo spartito pedissequamente. E noi, com’è noto, siamo avversari fieri (e incoscienti) dell’oggi.

Se uno è a Milano e si trova a fare un giro in zona Sempione, poco distante dall’Arena, deve essere proprio attento per capire, a un certo punto dei suoi spostamenti, che è capitato in Largo Gadda: in effetti, e lo dico per esperienza diretta, basta chiedere alle vecchine che chiacchierano sulle panchine di piazza [continua]

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell’infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s’incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

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