Questo libro contiene innumerevoli storie piacevoli ed esemplari. Vi si ascoltano parlate fiorite, vi si narrano alte cortesie; vi si registrano stupefacenti saggezze, immense virtù e generosi doni, così come li facevano nel tempo passato molti uomini veramente nobili – così come oggi quasi nessuno fa più. Prologo “La lingua parla dell’abbondanza del cuore”: con [continua]
Quando fu possibile, nell’ottobre 1957, dieci mesi dopo la morte di Walser, al pubblico senza dubbio ristretto al quale la cosa poteva interessare, gettare uno sguardo su un manoscritto dell’ultimo periodo di attività di Walser, immediatamente un’aura di stravaganza e di mistero aleggiò intorno a questa minuscola scrittura.
“Guardando attraverso la lente. Esperienze di un decifratore”, è questo il titolo del modesto contributo che presento nell’ambito dell’iniziativa bolognese. Ma non voglio fare giri di parole; preferisco entrare subito in argomento e dirvi che l’esperienza fondamentale del decifratore Echte è stata quella dell’errore. Per dirla con Franz Hessel, ‘Gli errori degli amanti’; anche così avrei potuto intitolare questa mia relazione.
È da tanto tempo che avevo per la testa l’idea d’un Almanacco del viaggiatore (formato tascabile, per viaggianti attuali) rivolto a: tracciare una figurazione del viaggio antitetica a quella del turismo attuale (usando “Le voyage” di Baudelaire come una specie di codificazione di partenza); riflettere sul fenomeno del turismo in termini diciamo etnografici; e nello [continua]
Don Chisciotte
Caro Belpoliti, ti rispondo attraverso “Zibaldoni e altre meraviglie”, che ha sollecitato una mia risposta al tuo articolo dal titolo “Riconoscersi in Tondelli non è fare generazione”. La recensione coglie alcuni punti, da un’angolazione diversa e simmetrica alla mia, su cui credo valga la pena insistere.
Esiste una “generazione-Tondelli”? Per Enrico Palandri, scrittore, autore venticinque anni fa di un libro fulminante, “Boccalone”, la risposta è positiva. Egli rivendica non solo l’appartenenza a quella generazione, ma se ne fa anche il portabandiera. Il libro che ha scritto, “Pier”, è una sorta di autobiografia che vuole essere nel medesimo tempo una riflessione su Tondelli e sulla sua eredità.
Passi di fine inverno
Non lo vedevo da più di dieci anni. Si era trasferito a Firenze con la madre e il fratello. Mi ricordai di lui dopo essere scappato dal cinema dove mi ero rifugiato per trovare un po’ di compagnia: mezz’ora di un film americano con Dom De Louise, un comico che fa la parte di un [continua]