Vedi, Weiss, ieri ho ricordato un mio antico racconto (forse troppo sentimentale), un uomo si apposta sempre nei luoghi da cui passa una donna, lascia che lei vada oltre, attende un minuto, poi la segue ritmando i passi sui suoi. Questo per cinque, sette secondi, un’eternità. E infine, con un breve saltello (che acrobata!), la supera, cammina svelto svelto per essere notato, anche solo di schiena, per un attimo.

Una versione moderna dei Paralipomeni di Giacomo Leopardi, in cui “spiritualismo, idealismo, astrazioni, religione, mitologie del mistero, nazionalismo popolare senza eroismo”, ossia tutte le “nebbie che nel Romanticismo tedesco piacevano tanto”, vengono mandate gambe all’aria con una risata bella e un po’ amara.
L’elefante

… una nube, ecco! o meglio, un cerchio di nubi mi sorprende ogni volta che tento di riaprire gli occhi. ma è insensato… non vedo! mi resta solo la memoria della mia vita: gli odori, le voci, i richiami, gli amici… posso sentirne ancora i passi a mille miglia di anni. è tutto intatto, e [continua]

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell’infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s’incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

Da un osservatorio aereo, a occhio d’uccello, dentro molte finestre aperte per il caldo intravedi svolazzare lenzuola e biancheria di cotone, di lana e di carta, panni candeggiati e disinfettati, tutto un biancore di varichina. Piccoli gesti si ripetono in queste case per tutto il giorno e per tutta la notte, a intervalli di poche [continua]

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell’infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s’incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

“Il peso del Ciao” (L’Arcolaio, 2012) di Francesco Forlani è un libro composito e variegato, esattamente come il suo autore. Animato dalla funambolica capacità di saltare con eleganza da un genere letterario a un altro, dal verso alla prosa, dalla scrittura saggistica a quella militante, Forlani in questo libro di poesie d’amore, d’occasione e di viaggio (del quale pubblichiamo qui la sezione “Canti da ring”) presenta se stesso e la sua incosciente versatilità. Ed è proprio l’incoscienza – ovverosia l’assoluta freschezza del dettato, dello stile e dell’ispirazione – la qualità che forse preferiamo di questo libro, perché oggi l’imperativo è: plastificare tutto, programmare la voce, eseguire lo spartito pedissequamente. E noi, com’è noto, siamo avversari fieri (e incoscienti) dell’oggi.

Se uno è a Milano e si trova a fare un giro in zona Sempione, poco distante dall’Arena, deve essere proprio attento per capire, a un certo punto dei suoi spostamenti, che è capitato in Largo Gadda: in effetti, e lo dico per esperienza diretta, basta chiedere alle vecchine che chiacchierano sulle panchine di piazza [continua]

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell’infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s’incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

Non sapevo cosa aspettarmi. Qualcuno mi aveva parlato di questo uso a me sconosciuto, che invece qui è all’ordine del giorno, di mettere in vendita le parti mobili dentro il bene immobile. Se cambi casa e devi liberarti dell’arredamento diventato inutile fai una estate sale. Se sei vecchio e devi racimolare soldi per trasferirti in [continua]

C’è stato un momento, nel lungo corso della civilizzazione umana, in cui la parola onore ha voluto dire qualcosa? I cacciatori di significato battono in questi casi di preferenza i territori dell’antichità greca e latina, luoghi nei quali, si dice, le parole erano più vicine alle cose; e l’antichità non manca mai di offrire ai [continua]

In compagnia del giambico Daniele Ventre e dell’infernale Hieronymus Bosch, ZIBALDONI s’incammina pensosamente verso le prossime elezioni politiche. Sette puntate tachicardiche, popolate di figure grottesche di scrittori politici banchieri, da scandire ad alta voce e in buona compagnia, per purificarsi dalle scorie velenose delle propagande.

A bordo del piccolo aereo per Agadez, ripenso alla città che sto lasciando, Niamey: capitale del Niger, assetata dalla cronica siccità, asservita all’imposizione della monocoltura di arachidi, governata da un presidente rigoroso e dogmatico. Silenziosa, non echi di risate, né musiche urlate da radio gracchianti, solo segno di vitalità le decine di lavandai che sbattono [continua]


