“Secondo me un viaggio è andare da un paese all’altro. Un viaggio si fa quando si deve andare in luoghi lontani e non vicino, altrimenti si chiamerebbe spostamento. Andare a lavorare o a fare un servizio per me non è un viaggio ma semplicemente uno spostamento. Un’altra definizione che si può dare di viaggio è [continua]
Due prose
ROMA, SCIPIONE Era lavica rossa pittura Piazza Navona quei secoli lunghissimi e brevissimi in cui Scipione divorò la vita. Anche sulla Piazza ellittica e colonnata del Bernini e sulle mani rattrappite del Cardinal Decano turbinava il porpora della rivolta. Roma sotto una colata densissima di lavico colore e il pittore al lavoro t’invito ad [continua]
L’uomo del nuovo millennio s’avvia ad essere tra i più sconcertati di quanti abbiano mai mosso piede sul pianeta. Persino i nessi vitali delle attività fisiologiche, quali il mangiare o il respirare, sembrano troncati, cosí netto e definitivo appare il distacco dell’uomo odierno da un qualsivoglia senso del vivere. Completamente azzerato appare ad esempio il [continua]
Io è da poco, lo dico con un po’ di vergogna, che ho scoperto chi è Delio Tessa. È un po’ strano, se si considera che sono nato e vivo a Milano, ma a volte le cose più vicine sanno nascondersi benissimo, per poi saltare fuori all’improvviso, quando vogliono loro. Delio Tessa era un signore [continua]
Una filosofia esistenziale scritta da una donna che ha partorito sarebbe tutt’altra cosa. Non c’è un essere gettati nel mondo senza quel legame e quella sfera che comprende due esseri fino alla scomparsa di uno. Non c’è volontà e progetto di sé senza quell’ostacolo su cui si inciampa continuamente e da cui continuamente si prende respiro.
Su Michele Mari
La parabola letteraria di Michele Mari data ormai a un quarto di secolo ed ha al suo centro, a nostro giudizio anche quale acme di riuscita, libri come Euridice aveva un cane, Tu, sanguinosa infanzia, Rondini sul filo, mentre gli esordi potrebbero ricollegarsi a quest’ultimo Roderick Duddle (Einaudi 2014). Allora la ripresa, sentimentale e solo [continua]
Avrei voluto essere a Carpi e ascoltare la voce di Gianni Celati, quella voce da lui definita “neniosa”, il suo modo morbido ed esitante di parlare, che a me appare di estrema gentilezza. Avrei voluto esserci perché nel suo intervento, un intervento che sembra ad ogni parola cancellarsi (e del quale per fortuna posso leggere [continua]
Quello che m’ha salvato, penso, è stato il capitare in un quartiere dove si fa vita di paese, con la gente che ti riconosce e ti saluta per strada; e poi c’è l’incuria delle strade e dei palazzi, che chi viene da fuori dice ammazza quanto so’ brutti, ma che a me ispira un senso [continua]
Mi piace andare al cinema. Quando ho un po’ di tempo, cerco sempre di recarmi a vedere i film appena usciti, verso i quali nutro aspettative o semplici curiosità, in quel luogo che è uno degli ultimi rimasti ad essere deputati alla fruizione dell’arte: al buio, gli inghippi della vita quotidiana restano fuori e si [continua]
Carpi, “Festa del racconto”, 4 ottobre 2014: incontro con Gianni Celati, Antonio Prete, Ermanno Cavazzoni. Verso le 20:00, sul palco sistemato nei Giardini della Pretura, è il turno di Celati. Per il modo di vestire sciolto e casuale, e per la sciarpa – ma anche per la faccia lunga, oltre che per una certa luce negli occhi – Celati somiglia sempre più a uno scrittore francese del secolo scorso. Seduto su una sedia bianca, rilassato, esegue il suo intervento lucido, rigoroso e profondo – brioso, ritmato e incantato – che naturalmente soltanto “chi ha orecchie” può intendere. Alla fine della serata, un vecchio pittore commenta: «Bisognerebbe inventarsi più spesso messinscene sospese e folli come questa di Celati, per smontare la macchina per intrattenere rimbambiti che sta diventando la letteratura e l’arte in generale». A beneficio dei nostri lettori, trascriviamo qui (a modo nostro) l’intervento di Celati.
Ero direttamente coinvolta perché sul palco delle onorificenze, da lì a poco, sarebbe salita mia figlia. “Dio, una noia mortale…”, mi aveva detto qualcuno di tutta la cerimonia. E io avevo pensato: Ma come! È la fine di un ciclo, se mia figlia fosse alla scuola americana sarebbe il suo ultimo anno, poi andrebbe a [continua]
1. Chino su Billy Budd era tanto assorto nella lettura che l’ordine di tornare al lavoro, per quanto imposto dalle esigenze familiari, lo colse come il frutto di una cospirazione. Di per sé l’incarico aveva un certo rilievo morale: doveva contribuire secondo le sue possibilità ai bisogni della famiglia, ma si trattava di bisogni imperscrutabili [continua]
A leggerlo seriamente, o silenziosamente, si rischia di scambiare L’irragionevole prova del nove di Giovanni Campi (Edizioni Smasher, 2014) per un’opera istruttiva e didascalica, con gli ultimi ritrovati filosofici in tema di verità e affini serviti caldi e fumanti. Invece bisogna prendere questo libro come un canovaccio di commedia, recitarne le battute a voce alta [continua]