A ritroso

di in: De libris

Raccolgo, qui, una vasta selezione di versi e prose tratta dai volumi ad oggi pubblicati. A questa si aggiunge, in apertura, una scelta di componimenti per la quasi totalità inediti e, comunque, mai inseriti in una silloge. Fatta eccezione per alcuni testi provenienti dall’ultimo libro dato alle stampe, la stragrande maggioranza degli altri è stata sottoposta ad un lavoro, più o meno consistente, di revisione; una riorganizzazione, riordinazione e riscrittura con “la mano”, con “lo sguardo” ed il gusto di oggi. Per tutto quanto appena indicato si può quindi affermare che A ritroso è, per il sottoscritto ed in buona sostanza, un lavoro nuovo. Il titolo rimanda al modo in cui i singoli brani sono stati inseriti nell’opera: dai più recenti ai più datati, appunto. [DANILO MANDOLINI]

La parte segreta

di in: Bazar

Giulia Agricola al marito Publio Cornelio Tacito    Roma, anno LXXXIX, il 10 marzo   Se questi tempi sono crudelmente ostili agli esempi di dignitoso valore, se il narrare la propria stessa vita è un indizio di fiducia nel valore morale delle azioni più che un segno di presunzione, se è vero quello che scrivesti [continua]

In attesa dell’imbarco, tento di recuperare le poche notizie che ho di questo posto del mondo: lo Yemen, regno degli aromi, della mirra, dell’incenso; le tracce di Bilqis, la favolosa regina di Saba, saranno ancora leggibili? Il sito di Ma’rib, antica capitale del suo regno, pare sia ora visitabile anche se con qualche rischio. L’operazione [continua]

Indaco

di in: Bazar

Ci sono costruzioni, chissà perché, a lungo sbiadite nel ricordo, un qualche lungomare, Marsiglia credo, vecchio ospedaletto di miserabili, cortile e chiostro, una banchina, enormi spire di corde, una nebbia di sogni nell’orgoglio e nell’impotenza presto consumati, quando allora, sì, un destino di infaticabili fulmini e straordinarie marce, sentiero limpido di glorie diciottenni, e poi [continua]

Il mulo

di in: Minimanimalia

… lo sento! lo sento, sì che lo sento, il calore del vento… arriva forte e chiaro il segnale del tempo! la gemma dal pistillo e il bruno spento del bianco inverno si reinventa… il verde prima inerme, tenue, poi più spesso, scuro, linfatico, violento… richiamo struggente di stagione, polline, alcove volanti nel cuore dei [continua]

Sono amico di un vecchio che già da un pezzo ha superato gli ottant’anni. Lo incontro al bar, dove mi fermo qualche volta a parlargli. Seduti a bere un caffè, gli racconto come mi vanno le cose perché lui mi chiede sempre: “Tutto a posto?”. Poi anch’io chiedo a lui se tutto è a posto, [continua]

In Francia hanno ribattezzato la stagione appena trascorsa «l’estate dei saggi», per via del ritorno, tra le letture da ombrellone, di classici come Montaigne e Diderot. Complice la recente uscita di un libro che ne ricorda la grandezza: Un été avec Montaigne, firmato Antoine Compagnon. Ma la concezione del saggio come arte letteraria, à la Montaigne, e che ha sempre continuato a venire trasmessa sottobanco, accanto a quella, di provenienza anglosassone e ormai più comune, che invece vede nel saggio principalmente un genere scientifico, supera i confini francesi. Sempre la scorsa estate, anche la rivista tedesco-orientale «Sinn und form» è stata artefice di un ritorno alla considerazione del saggio come arte poetica, o «spazio del libero pensare», attraverso la pubblicazione di una conversazione a tre voci: protagonisti gli studiosi Basil Kerski e Sebastian Kleinschmidt e il poeta Adam Zagajewski. Antonio Devicienti ricostruisce, traduce e analizza per i lettori di Zibaldoni alcuni passaggi di questo dialogo, dall’essenza assolutamente saggistica, e che ha per tema l’arte del saggio. [Simona Carretta]

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