Qualcuno potrebbe intrepretare questa svolta come un espediente compositivo messo in atto per bilanciare le due parti, ma il tono muta in modo così aderente alle vicende narrate, da suggerire una progressione nel life-writing più che una soluzione formale che funge da contrappunto alla prima parte. In altre parole, potremmo dire che le preoccupazioni dell’arte kunderiana del romanzo sono abbandonate: i conti non tornano, ma non è più questo ciò che importa.
Commento, opera, mondo
Le sue indecisioni personali – a «Vie nuove» Longo “mi fece notare che conversando con lui pendevo troppo dalle sue labbra. Quando dici una cosa, resti a guardare con ansia l’effetto che fai sul tuo interlocutore, questo non ti giova…” – e le riserve politiche (“Dopo la Resistenza il Pci non aveva detto niente di importante”, di nuovo alla “coscienza della gente”) continuano a rendergli difficile la carriera.
La donna con la roncola si arrampica su un albero e con un colpo secco della lama decapita uno scoiattolo. È, a quanto è dato sapere, la prima morte filmata da Adra. La cinepresa non riesce a cogliere gli ultimi istanti di vita dell’animaletto, il rigirarsi spaesato degli occhi ormai separati dal corpo, il tremore di una zampina, l’accovacciarsi innaturale e un po’ esilarante del corpo decapitato.
Il caso Tortora
Tarantino racconta la sua esperienza con un registro popolare – e con prevedibile competenza enciclopedica – facendo emergere man mano intuizioni che ne confermano la voce, che non perde mai forza persuasiva: l’entusiasmo, che è il tratto dominante e quasi il timbro di questa voce, non contrasta con la precisione del dettaglio, anzi la richiede proprio perché esprime una passione decisamente sensibile alla sciatteria.
L’onore dei poeti
E anche molti dei morti cui erano appartenuti i vestiti che ingombravano la macchina in cui vivevano le due sorelle e la bambina con il frac erano riemersi da dove erano stati sepolti. E una sera la bambina aveva trovato le due donne davanti a un albero. Avevano catturato uno zombi e l’avevano appeso a testa in giù al ramo di un albero morto.
Anche oggi non si sa per chi si racconta: ad esempio in rete si racconta per un pubblico sconosciuto, ma di fatto si sa sempre di più che il pubblico che andrà a cercare il nostro racconto non sarà del tutto ignoto, sarà – salvo eccezioni – abbastanza prevedibile in termini di abitudini di lettura e di preferenze. Scriviamo su riviste digitali e siti specializzati che fungono in parte da camere di risonanza delle nostre opinioni; del resto, sarebbe difficile trovare in rete un sito davvero generalista che abbia successo offrendo solo finzioni. Quindi, come prima si raccontava per una comunità stanziale su un territorio, oggi si racconta per una delle tante microcomunità o tribù digitali raccolte attorno a una manciata di siti o di riviste.