“Scrittore” si è percepito solo dopo aver pubblicato due libri, Se questo è un uomo e La tregua, oltre i 45 anni, quando il “mestiere” di scrivere ha cominciato a prevalere sul di lui lavoro quotidiano, quello di chimico, senza che vi fosse una scelta deliberata e consapevole, anzi vestendolo di panni non propri, come avrà a dire.

Sensazioni di un futuro che sapevo ci sarebbe stato, in qualche modo. Sapevo che, da ragazza, avrei cercato di nuovo questa possibilità di essere persa da qualche parte del mondo. Quando, con lo zaino in spalla, mi sarei lasciata andare a strade assolate e vuote, a paesaggi senza arrivo sicuro, a itinerari scelti dalle correnti del vento.

Un sentimento quasi dolce invade il protagonista colpito alla schiena, che nella notte mischia il corpo abbandonato con la natura, in un suggello drammatico, forse prevedibile, ma comunque decisamente riuscito sul piano narrativo. Tanto da fare di Bartolini e del suo romanzo uno tra i migliori rappresentanti di quella seconda fila, dietro ai Fenoglio, Calvino, Meneghello.

In conclusione, care amiche, vivo in un catatonico stato d’eccezione – come direbbe quel furetto dell’Agamben –, nel periclitante deserto di un con-dominio fin troppo affollato – come scriverebbe quel bel tomo dello Žižek – e, per giunta, le mie riserve etiliche si stanno esaurendo più rapidamente del previsto.

Inoltre ordiniamo alla vostra venerabile assemblea di riferire ai maestri di letteratura in servizio che allo stesso modo in cui vengono a sapere della nostra preoccupazione in merito ai loro salari, così sappiano che con maggiore impegno devono perfezionare lo sviluppo educativo dei giovani.

Pur essendo la Berlino degli anni dopo la riunificazione l’immediato sfondo geografico e storico, proprio il fatto che il poemetto sia ambientato in diversi e particolarmente significativi luoghi di Berlino fa sì che la capitale tedesca vi sia presente con tutto il suo enorme portato culturale.

CACCIARI, MASSIMO… Meglio conosciuto come «Il Tombeur dell’Apocalisse». Il suo maggior vanto risiede nel fatto che ha potuto superare, sia a sinistra che a destra, le conquiste dello squisito e compianto Don Giovanni extraparlamentare Lucio Magri: non si contano più, infatti, le danarose e attempate carampane che lo vezzeggiano con mille premure, spettinandogli la formidabile chioma trattata, pare, con un anti-incanutente prodotto in un laboratorio segreto del San Raffaele.

Le mie mani aggrappate alle sbarre del lettino sono uno dei miei primi ricordi. Una sensazione che ho ancora sui palmi: le sbarre di legno tondo, con una parte che si slargava nel centro, per decorazione, a cui mi afferravo scuotendo piano, senza far rumore. Ero nel cuore della notte, nel cuore della casa e [continua]

Cos’è che ho visto? Un’isola? Non era forse una penisola, tutta tracciata di sentieri, come quella che si dipana lungo la costa ovest del lago di Waltzwaltz? O forse era jl. Mata Hari di Jakarta? Al risveglio ho sentito dei rumori dall’ingresso dell’appartamento, rumori come un forziere di legno che viene aperto.

Tutti avevamo un’incoscienza in questa guerra, per tutti noi questi casi paurosi si erano fatti banali, quotidiani, spiacevoli. Chi poi li prendeva sul serio e diceva “È la guerra”, costui era peggio, era un illuso o un minorato.

Borel

di in: Bazar
Pierre Soulages (1957)

Un dettaglio: io non ho mai scritto una riga. Quello che ti ho letto è tutto scritto qui, nella mia testa. Per me i fogli sono solo cose da riempire di ghirigori. Là troverai solo la cenere dei miei sigari. Prendili pure.

Quante volte Dante cerca di abbracciare qualche cara ombra nel regno dei morti. È un gioco del pieno e del vuoto, una ripetuta sottolineatura gestuale dell’eccezionalità del suo viaggio, ma anche una profonda pena. Il poeta ci ricorda una cosa banale e fondamentale insieme: c’è bisogno d’un corpo per poter dare un abbraccio.

Zibook - gli ebook di Zibaldoni