Ero tutto preso da una scoperta sulla nostra preistoria. Il cacciatore-raccoglitore Fritz, che da anni trascorreva le notti in un appartamento in affitto a un centinaio di metri da casa nostra, aveva portato la sua moto in mezzo al cortile e ora la omaggiava di eccezionali cerimonie mentre ne detergeva con cura il carburatore. Dai [continua]

In esclusiva per Zibaldoni, i diari di viaggio di Ferruccio Antongini, presentati dalla nipote Giovanna Antongini: “Mio zio era un lettore onnivoro, appassionato di musica, viaggiatore come suo fratello maggiore Nino, ambedue curiosi del mondo che si sono spartiti in specie negli anni tra il 1910 e il 1915: a Nino, Egitto, Grecia, Ceylon, India, Birmania, Giava, Isole del Pacifico; a Ferruccio, Medio e Estremo Oriente, Antille e Abissinia. Spiriti irrequieti, così come il cugino Tom, scrittore, editore, finanziatore di D’Annunzio nella vana speranza d’avere in esclusiva le opere del Vate e infine, dal 1909, segretario particolare del poeta… Chi era, o chi immagino fosse, posso solo dedurlo dai suoi diari di viaggio: centinaia di pagine che loro madre Haidé Dubini ha rilegato in quaderni con la copertina di cartone, battuti a macchina su una sorta di carta velina e con un inchiostro così tenue da rendere ancor più lontani quei luoghi remoti”.

Quel silenzio, davvero prodigioso. Il silenzio, più di tutto il silenzio. Ogni movimento veniva da lontano, appena un fruscio, carezza di cotone su una guancia; grazia che manca di voce. Drappi minuscoli, sfiniti, laggiù le vele, lentissime, le diresti immobili; solchi invisibili nella radura del mare, lui che solo annulla i confini, fa di molti [continua]

1. Il genere poliziesco è stato definito come un racconto mate­rialista ossessionato dai fatti e dal denaro. È di tradizione nordame­ricana e nasce con alcuni racconti di Edgar Allan Poe che, come sappiamo, visse la sua età adulta in costanti ristrettezze economi­che. In Poe, tuttavia, il denaro non è ancora un rumore di fondo continuo; [continua]

Teresa d’Avila a Juan de La Cruz   Avila, 14 agosto 1577   Sebbene sia notte, Juan, sto vegliando nella mia cella. Veglio e prego immersa nel buio e nel vuoto come prima o dopo ogni visione. Ad un tratto, in questo vuoto profondo, qualcosa palpita: il fuoco di una stella si muove nel cielo, [continua]

La torre

di in: De libris

S’era sentita un colpo dentro. Quando il cuore frana e poi pare poggiare sulla gomma. Su e giù, a stringersi e a slargarsi come gli storni in volo. Il podere verso la Contotta non ha più mezzadro, aveva detto il figlio grande. Se sposo, lo mando avanti io. Certo che sposava. Per esserci, la moglie [continua]

Il gesto saggistico, par excellence, consiste nel ricondurre il lontano al vicino. Così, dopo aver declinato le caratteristiche del saggio in una prospettiva prevalentemente europea, nella nostra rubrica non poteva mancare un capitolo dedicato al nostro maestro partenopeo. Presentiamo I Saggi Inventati di Enrico De Vivo (QuiEdit, 2013), attraverso il commento (dallo spirito saggistico, ça va sans dire) di Antonio Devicienti. [S. C.]

Chi mi frequenta sa che a portarmi a cena fuori ci può essere di che divertirsi. Anch’io del resto ormai mi prendo con filosofia. Ho l’impressione perfino che alcuni mi diano appuntamento in certi locali a bella posta, o meglio lo preferirei, piuttosto di constatare come ci siamo ridotti. Uno scrittore del nord che non [continua]

Che cosa significa vivere, e scrivere, e sentirsi insomma scrittore, in una provincia di frontiera come questa? Lo chiedo al mio amico Guido Conterio, l’unico a cui credo valga la pena chiederlo da queste parti. Con Guido, che è fine scrittore, di stile immaginoso, credo di condividere una certa sofferenza nel vivere da queste parti, entro confini tanto angusti. Incontro il mio amico in una caffetteria del centro, e lo coinvolgo nella discussione dopo avere ordinato due cappuccini e due croissant (non è vero, altro che croissant, ci stiamo scrivendo email, ma fingiamo che ci sia davvero una caffetteria attorno a noi, e che l’aroma dei cappuccini ci inviti a non essere troppo malinconici nei nostri ragionamenti). [C. M.]

Primo uragano  Il vento sale e si spande, rincorre se stesso, incurante degli ostacoli. Che sibilano e ruggiscono, soffiano, scricchiolano. I camini e le ringhiere, gli spigoli, le foglie. Tutto ha preso vita e fa rumore, animato da questo vento pazzo. Le saette fanno rapidi tagli bianchi nel buio e dopo pochi secondi arriva il [continua]

Ci vuole un po’ di follia per non impazzire: una vita lucida, controllata, assennata, porta con sé il triste peso dell’inadeguatezza, che si stempera solo dissetandosi dai calici della dolce non-curanza (follia, insipienza, stoltezza – chiamatela come volete, basta che tenga lontana la coscienza). Pretendere di essere felici al cospetto di un universo sconfinato, e [continua]

… perché non possiamo che essere provvisori nell’approssimare una conoscenza, per chiarire a noi stessi le ragioni delle nostre presenze e ridefinire le sembianze della nostra pelle… e per che cosa poi? per salvarne le apparenze? certo la realtà è una feroce illusione; ma l’illusione è una realtà ancora più feroce… perché sa essere anche [continua]

Avevi guardato verso il basso. Eri in piedi su una fettuccia rossa di nylon, larga non più di cinque centimetri. All’inizio non avevi fatto nemmeno in tempo a chiederti cosa ci facessi lì, né a capire come riuscissi a rimanere in piedi senza precipitare. Se non ricordavi male, non avevi mai preso lezioni da equilibrista. [continua]

[…] E l’oscuro poeta diluvia ottave e sputacchia sonetti sperpera carta e inchiostro si secca il cereviello consumando sia i gomiti che il tempo solo affinché la gente lo ritenga un oracolo mondano. Sembra uno spiritato pallido e rimbambito a causa dei concetti che fantastica e impasta, e va parlando da solo per  la strada, [continua]

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