Robert Walser. La grazia e l’abisso/ 4 – Nel corso di un convegno svoltosi a Genova il 24 aprile 2015, quattro critici e scrittori contemporanei si sono interrogati sull’enigma degli ultimi anni di vita di un classico sommerso della letteratura del primo novecento, Robert Walser (Bien, 1878-Herisau, 1956), dal 1933 fino alla morte, mentre era ospite volontario del manicomio di Herisau. Autore di alcuni capolavori della letteratura tedesca, da La passeggiata a Jakob von Gunthen, da I Fratelli Tanner a Il Brigante, Walser (al quale Zibaldoni ha dedicato uno ZiBook scaricabile gratis qui sul nostro sito) ci appare oggi come uno scrittore estremo e appartato, che ha tentato di sottrarsi alle leggi dell’io e del mondo, scegliendo il mite silenzio della follia invece del vano rumore della ragione. Con l’intervento di Marco Ercolani concludiamo la pubblicazione degli Atti del convegno genovese. Il prossimo 25 dicembre, nell’anniversario della morte dello scrittore svizzero, pubblicheremo una traduzione inedita in italiano di un suo pezzo.

Da qualche giorno è in libreria il nuovo libro di Claudio Morandini, Neve, cane, piede (Exorma edizioni). L’autore ha offerto a ZIBALDONI un capitolo inedito del romanzo, presentato qui con una riflessione introduttiva.

“Vero è che un amico vi sarà sempre più indefinibile di un nemico. Onde guardate di non accettare la sua amicizia come una legge necessaria alla vostra anima. Pensate che dipende da voi che le sue parole sembrino auree o di ombra. (…) E non mostrate mai il vostro vero interiore; cioè non simulate, ma [continua]

le ho viste arrivare, nere, sul fondo chiaro del cielo… le nuvole, lente e inesorabili, frontali e giganti come navi da guerra, lo hanno solcato senza fare rumore… e senza fermarsi, fino a scontrarsi, le oscure masse hanno fuso i metalli spargendone il velo… in un attimo – ero lì, sul filo teleferico – tuoni, [continua]

Calame persta

di in: Bazar

[fragmentum n. 1]   Mehercle, quae puellula! Mecum ipse reputabam: «Ante eius pedes flores effunde, luna, sis mihi roscida, ut virginea membra cupiditate perfundantur atque in meum cubile ultronea victima se offerat. Per totam noctem, dis ipsis invisus, operam dabo ut eius sanctitatem teneam». De matronarum risubus diutius sic laboraveram ut vel earum nictationes meae [continua]

Giacomo Sartori è uno scrittore trentino che però – non a caso – vive a Parigi. Perché odia le montagne, dato che «impediscono allo sguardo di spaziare e di muoversi a piacimento, di ritemprarsi, di riposarsi. Per non parlare delle idee, che appena nate sbattono contro le pareti di roccia, e muoiono tra atroci dolori» [continua]

Robert Walser. La grazia e l’abisso/ 3 – Nel corso di un convegno svoltosi a Genova il 24 aprile 2015, quattro critici e scrittori contemporanei si sono interrogati sull’enigma degli ultimi anni di vita di un classico sommerso della letteratura del primo novecento, Robert Walser (Bien, 1878-Herisau, 1956), dal 1933 fino alla morte, mentre era ospite volontario del manicomio di Herisau. Autore di alcuni capolavori della letteratura tedesca, da La passeggiata a Jakob von Gunthen, da I Fratelli Tanner a Il Brigante, Walser (al quale Zibaldoni ha dedicato uno ZiBook scaricabile gratis qui sul nostro sito) ci appare oggi come uno scrittore estremo e appartato, che ha tentato di sottrarsi alle leggi dell’io e del mondo, scegliendo il mite silenzio della follia invece del vano rumore della ragione. Con l’intervento di Giuseppe Zuccarino proseguiamo la pubblicazione degli Atti del convegno genovese. Seguiranno l’intervento conclusivo di Marco Ercolani e una traduzione inedita in italiano di un pezzo di Robert Walser.

Sono ormai alcuni decenni che si riflette sulla crisi della critica letteraria da volume e da giornale. Ciò all’interno del più vasto panorama entropico dei saperi umanistici e della perpetua contrazione della lettura in Italia. In particolare della cosiddetta critica militante di cui, nonostante molte ottime penne, si lamenta una perdita di autorevolezza e di [continua]

Ho aspettato a occuparmi di questa frase, e non perché sperassi di cambiare idea. Posso imbrogliare, ma l’idea che mi sono fatto intorno a quella vicenda sta già scritta su un mio moleskine di tre o quattro anni fa e la ricopio: Charlie-Hebdo, la fine ingloriosa dell’illuminismo. La frase risale all’epoca delle prime vignette su [continua]

Ibrido

di in: Captaplano

Il passato è stato l’anno di un anniversario particolarmente corposo e rotondo, ovvero duemila anni dalla morte di Ottaviano Augusto (19 agosto del 14 d.c.). Se ne è discusso per la scarsa eco nel paese, forse dovuta a carenze organizzative e di marketing, forse, ipotizzava allora Maurizio Bettini su «La Repubblica», alla mancanza di feeling [continua]

Trovo una bella (cioè inquietante) trasposizione della vita in provincia nell’ultimo romanzo del belga Bernard Quiriny, “Le village évanoui”, che ho letto nell’edizione francese pubblicata da Flammarion nel 2013 (immagino che qualche editore italiano prima o poi lo farà tradurre). Una immaginaria ma credibilissima cittadina nel bel mezzo della provincia francese, Châtillon-en-Bierre, quieta fino alla [continua]

Quello della critica letteraria ad opera dei romanzieri è forse uno dei rami più rigogliosi del grande albero rappresentato dall’arte del saggio. Se, da un lato, l’affinità tra il romanzo e il saggio è assicurata dalla comune attitudine anti-sistematica, dall’altro, spesso, sono proprio i romanzieri a rivelarsi i migliori saggisti di romanzo. In quest’ottica, la rivista francese «L’atelier du roman», a partire dagli anni Novanta, ha dedicato quattro numeri al tema «La critica ha bisogno di romanzieri?», l’ultimo dei quali è stato pubblicato nel settembre 2015. Per l’occasione, è stato chiesto ad un gruppo di otto scrittori e critici letterari di scrivere un articolo su un’opera saggistica composta da un romanziere, scelta sulla base di un sorteggio. A me è toccato Per Sganarello (Pour Sganarelle) di Romain Gary, un’occasione per riflettere sul romanzo e sulla pratica del saggio come arte. Qui la versione in italiano del mio saggio già pubblicato in francese su «L’atelier du roman». [S. C.]

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