Perché non sono più figlia da un po’ di tempo, ormai, e l’ordine ancora non arriva. Ancora sento questo vuoto fra me e le cose. La privazione del contatto, della pelle che i miei genitori erano fra me e il mondo. Sono nuda, ogni spiffero mi colpisce forte. E cerco riparo. Dietro ai ricordi, e alla ricostruzione. La comprensione no, non la sento possibile.

Il dolo all’umanità non si fa solo con atti “fisici” poco rispettosi del prossimo, ma anche con la scarsa attenzione per il modo in cui si comunica. In questo ambito, considero abbastanza sterile perdere tempo a identificare dei nemici (i giornalisti, i politici, gli influencer); domandiamoci, piuttosto, cosa può fare ognuno di noi per tenere pulita da cartacce la propria sfera comunicativa.

«C’era una volta un fiore bianco che tutti chiamavano Zampadileone. Non si capiva se quel nome era per prenderlo in giro (cosa mai può avere a che fare un fiore con un leone?) o se era perché la sua corolla poteva davvero assomigliare all’artiglio di un leone (e quindi dopotutto i fiori e i leoni qualcosa in comune ce l’hanno). Zampadileone viveva in un prato vicino al villaggio di Briwen. Briwen sembra un paesino di case giocattolo, abitato da bambole e pupazzi, tutto quanto sul punto di precipitare in un dirupo, e quando lo si guarda ci si sente dei giganti, e viene da pensare di poter spazzare via tutto con quattro manate».

Presentiamo in esclusiva un estratto di Mareotis, il romanzo al quale Marino Magliani ha lavorato negli ultimi anni. Mareotis racconta vicende legate alla campagna d’Egitto e alla diserzione e al consumo di hascisc durante e dopo la battaglia di Marengo.

Saranno, dunque, Zibaldoni d’eccezione, quelli che vedranno la luce, in un duplice senso: per lo stato in cui sembrano piombare sempre più le nostre comunità, e perché siamo convinti che la letteratura, a maggior ragione in una situazione del genere, deve ancora di più fare eccezione, staccandosi dall’attualità

«Dovevo questo testo a Zibaldoni e altre meraviglie dal 22 dicembre 2002, giorno della sua fondazione. Ci sono voluti 15 anni esatti e un lungo apprendistato affinché venisse fuori. Ringrazio Walter Nardon per averlo indirettamente sollecitato e tutti coloro che hanno collaborato e contribuito alla crescita di Zibaldoni fin qui, fino alla fine della sua adolescenza, o forse più semplicemente fino alla fine». [Edv]

Poche parole che non ricordo più è come un sogno inafferrabile. Il lago attorno a cui si svolge la narrazione ha evocato in me l’immagine della pozza d’acqua, di un verde misterioso e abissale, che mi fu rivelata dall’indovino Ambakene del villaggio dogon di Yendumma, acqua protetta e segreta, nascosta tra le rocce nel cuore del villaggio, sacra perché in essa era tutto il sapere del tempo antico, passato e presente” [B. F.]

S’intitola Il geografo e il viaggiatore. Lettere, dialoghi, saggi e una nota azzurra sull’opera di Italo Calvino e di Gianni Celati (Effigie, 2017) l’ultimo libro di Massimo Rizzante, poeta, saggista, traduttore e docente di Letterature comparate all’Università di Trento. Lo stesso Rizzante l’ha definito un libro su un’amicizia, quella tra Calvino e Celati, ma anche sull’amicizia come forma, forse l’ultima, in grado di renderci meno scontenti e più in dialogo con il mondo, ovvero meno sentimentali e più sensibili.

Aveva sempre considerato una colpa imperdonabile essere uscito per la prima volta dalla città a quattordici anni. Quattordici anni e tre mesi, a dirla tutta, mentre la media dei suoi coetanei a quell’età aveva già esplorato l’intera gamma di attrazioni dei cinque stronzissimi luna park della provincia. Sei mesi dopo non aveva ancora finito di [continua]

Uno crede di inventare chissà che, e i lettori lo assecondano pure in questa presunzione, gli danno del visionario, dell’affabulatore, poi, ecco, basta uscire di casa, girare un po’, e si scopre che le proprie invenzioni sono sempre modeste, pallide, e che la realtà ne escogita sempre di più folli. Presentando “Le pietre” in giro [continua]

Zibook - gli ebook di Zibaldoni