Eredità

di in: Antologia

“Man hands on misery to man”, scriveva Philip Larkin. Quasi sempre una simile eredità si arricchisce di doni inaspettati, che però, come in questo racconto di Marchesini, non si capisce mai bene se liberino il dolore dalla vergogna e dallo scandalo o se lo acuiscano ancora di più.

Il tuffo insomma, laddove chiude la sua forma, può mettere in comunicazione con le regioni misteriose del sogno, come sprofondare nello spruzzo blu d’un quadro di Mirò. Oppure può virare in una realtà d’incubo: la terra resa un cumulo di macerie senza fine a causa di un conflitto nucleare, ora oleografata da una macchina dominante chiamata Matrix.

Alla prima luce rimpianse che fosse ormai inverno, e non si potessero più vedere i bei colori del sole. Chissà se Guido ci pensava, lui che diceva che i colori erano tutto.

Gli autori passano in rassegna i cambiamenti dei paradigmi culturali, con peculiare attenzione a quanto emerso dal pensiero geopolitico nel periodo successivo alle riflessioni di Carl Schmitt e Martin Heidegger, superata quindi la definizione di terra come sacro rifugio della/nell’identità perduta.

“È in coma, non la può sentire,” ha detto l’infermiere, mentre con gli occhi continuava a seguire lo schermo. Finché i tracciati sono scesi, si sono appiattiti del tutto.

Cene al veleno

di in: De libris

È uscito da qualche giorno Cene al veleno, l’ultimo romanzo di Omar Viel, accompagnato da una postfazione di Massimo Rizzante. Di seguito una sinossi, un piccolo estratto dal libro e il book trailer.

Il Sahara è un suono sinuoso e caldo, un ricordo nella mia mente dolce e infinito. Sulla cima di una duna, di notte, si percepisce la serenità del mondo e il cielo nero pieno di stelle è una vertigine calma.

Quasi ogni giorno, o comunque ogni volta che torna ubriaco dal bar scozzese che si trova proprio all’angolo di uno dei quattro incroci che contornano il condominio in cui abitiamo, mio figlio poco prima di accasciarsi sul divano letto dove di solito dorme mi grida che le sue ginocchia si stanno incollando, e che solo [continua]

Se però, come nel caso del modello Palinuro, entra in campo la morte, l’atmosfera cambia. Robert Falcon Scott, che raggiunge il Polo Sud 35 giorni dopo Amudsen, osservando la bandiera altrui nel punto ossessivamente agognato, e muore di fame nel vano rientro dal gelo artico, si trasfigura in altra dimensione.

Candida Höfer è nota per le fotografie di grandi dimensioni di interni di biblioteche, di teatri, di spazi pubblici che ha fotografato (ma si potrebbe anche dire “ritratto”) a colori e sempre vuoti di presenze umane e sempre da angolature che ne esaltano le prospettive e l’ampiezza – splendide, per esempio, le fotografie scattate all’interno della Biblioteca dei Girolamini di Napoli (La “biblioteca di Giambattista Vico”, per intenderci).

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